Forse qualcuno ricorderà la vicenda di Sole Molinari. Ne avevo scritto quasi un anno fa, quindi chi volesse rinfrescarsi la memoria dovrebbe leggere questi articoli 1 – 2 – 3.
Per chi non volesse ripercorrere le puntate precedenti faccio un breve sunto. Sole Molinari era un profilo falso presente su Facebook e utilizzava fotografie vere, ma della ignara baronessa Caroline Fleming. Non solo, ma attorno a lei gravitavano tutta una serie di prestigiosi gentiluomini e nobildonne, ovviamente tutti adoranti della suddetta splendida Sole, tutti altrettanto ovviamente falsi, manovrati dalla stessa mano. Il malcapitato che avesse avuto la sfortuna di entrare in contatto con uno di questi finti profili, se ritenuto degno, utile e interessante, veniva contattato anche da tutti gli altri. Convinto di parlare con più persone in realtà comunicava sempre con la stessa, di volta in volta travestita diversamente. Il livello di accuratezza con cui erano costruiti i profili e la parte che i vari personaggi sostenevano erano molto accurati, addirittura arrivando a farli litigare pubblicamente tra di loro (poi facevano pace e si giuravano amore eterno).
Di gente matta in giro c’è n’è tanta, figurarsi su Internet dove ognuno può fingersi d’essere quello che crede, dando sfogo ad ogni sorta di fantasia delirante. Nulla di che, quindi, salvo per due particolari inquietanti. Il primo determinato dal fatto che Sole Molinari interagiva con gli altri sia mezzo mail che tramite telefono, conquistando la fiducia degli interlocutori, divenendo depositaria di confidenze anche imbarazzanti. Il meccanismo era semplice: Sole fingeva di aprirsi e raccontava particolari intimi (inventati), l’interlocutore faceva altrettanto, narrando però vicende private autentiche; per di più convinto di parlare con una persona vera, mentre invece si confidava con chissà chi e chissà perché.
Il secondo aspetto riguardava la sfera politica di questa eroina da cartoon. Molto attiva e piuttosto nota su Facebook, era divenuta una specie di piccola web queen della politica nel panorama berlusconiano. La tecnica era simile a quella esposta precedentemente: contattava privatamente chi le sembrava utile alla causa e gli raccontava di futuri scenari e di fantasmagoriche strategie politiche. Ovviamente quello che esprimeva erano direttive riservatissime, frutto di confidenze raccolte direttamente da Berlusconi, Bonaiuti e altri uomini politici di primissimo piano. Io stesso fui contattato da una sua fantomatica amica, Valentina Tremila, la quale appena concessole l’amicizia mi confidò di usare un cognome posticcio in quanto non avrebbe potuto presentarsi con quello vero di Tremonti.
Chi manifestava il minimo dubbio sulla sua identità o osasse criticare Berlusconi – anche in modo civile, argomentato e sensato – veniva immediatamente allontanato dal gruppo, dipinto come finiano, fake e hacker pericolosissimo. Essere chiamato hacker è ovviamente un onore, ma non credo la signora in questione abbia mai sentito nominare Richard Stallman o Linus Torvalds.
Dopo quanto scrissi il pubblico si divise tra innocentisti e colpevolisti. Vi fu chi disse non fosse importante Sole si palesasse con una finta identità, chi invece si sentì tradito, distinguendo il semplice avatar con nome di fantasia dalla maniacale costruzione di una personalità immaginaria spacciata per vera. Sole si eclissò, ma il metodo non scomparve, rimanendo ben riconoscibile nei suoi tratti in alcuni ben definiti gruppi presenti su Facebook.
Due interrogativi rimasero però inevasi: chi era veramente Sole e perché tutto questo?
Alla prima domanda credo di poter oggi rispondere: molto probabilmente Sole Molinari è stata un parto della fantasia di Maria Grazia R. Orlandini, madre di Sveva Orlandini. Posso affermarlo perché ero in possesso del numero di telefono di Sole Molinari (333,888XXXX), un numero molto facile da ricordare che, subito dopo essere stata scoperta, rimase spento per parecchio tempo. Numero al quale oggi – con incredibile casualità – risponde Maria Grazia. Qualcuno ha pure questo numero di telefono segnato in rubrica sotto la voce Sveva Orlandini, ma dopo aver visto la sua penosa performance all’anteprima de “L’Ultima Parola” di Paragone mi sembra obiettivamente difficile possa essere lei l’artefice di questo strana cosmogonia.
Alla seconda domanda, sul perché di tutto ciò, non saprei rispondere. Ognuno ricorra alla propria fantasia. Dato il comportamento a dir poco ambiguo mi guarderei bene dal versare loro un solo Euro come stanno attualmente chiedendo sui gruppi Facebook da loro fondati quali “L’ESERCITO DEL PRESIDENTE: MOBILITAZIONE PERMANENTE!” e il “MINZOLINI FAN CLUB!“.
Paolo Visnoviz
10 febbraio 2011