Nella UE, ben 11 Paesi non prevedono alcun limite all’uso del contante. La Francia e il Belgio hanno una soglia di spesa di 3.000 euro, la Spagna di 2.500 e la Grecia di 1.500. L’Italia e il Portogallo, invece, hanno una soglia massima pari a 1.000 euro.
Ciononostante, fa sapere la CGIA, negli ultimi 7 anni c’è stato un vero e proprio boom di utilizzo del contante con un incremento pari al 30,4%. «Emerge un dato sorprendente: c’è pochissima correlazione tra la soglia limite all’uso di cartamoneta imposta per legge e l’evasione fiscale».
Il dato non è affatto sorprendente e solo degli sprovveduti potevano sperare che tentando di limitare il contante si sarebbe colpita l’evasione fiscale. Questa, infatti, non è in relazione con la modalità tecnica degli scambi commerciali, ma con l’eccessiva tassazione. Più questa cresce (e in Italia, checché ne strombazzi la propaganda, le tasse crescono ancora), più il gioco vale la candela.
Esempio banale: su un imponibile di 50mila euro chi riesce ad evadere l’intera attuale tassazione diretta, indiretta ed occulta (nessuno immagino, ma è un esempio) risparmia fino a 35mila euro. Se la pressione fiscale fosse al massimo del 30% (già più che eccessiva per un paese che voglia definirsi un minimo civile) il risparmio scenderebbe a 15mila euro. Sempre interessante, e se mai avessimo questo regime fiscale (mai), qualcuno continuerà certamente a non pagare, ma con il 70% la scelta non si pone affatto: l’evasione è obbligata, divenendo una questione di mera sopravvivenza.
Le politiche fiscali degli ultimi governi hanno quindi fallito su tutta la linea: non è calata la massa del contante circolante, non è diminuita l’evasione, la burocrazia è aumentata ed è crollato il gettito fiscale. La mole di dati scaraventata all’Agenzia delle Entrate – flussi bancari, Serpico, studi di settore, Isee, indagini all’estero, accordi, rogatorie, blitz ed inquisizioni – invece di facilitare i controlli li hanno di fatto ingolfati.
Nessuno ve lo dirà mai, ma sia all’Agenzia delle Entrate, sia alla GdF non sanno più dove mettere le mani, se non nei capelli (di pochi giorni fa il concorso per assumere 892 nuovi Funzionari tributari all’Agenzia delle Entrate). E lo Stato, se non fosse per Draghi che caccia il grano, non avrebbe più neanche un centesimo. La fame di denaro negli enti pubblici è esplosa a tutti i livelli, in un clima da “ognuno per sé, si salvi chi può”. Si pensi solo a quali metodi truffaldini i Comuni ricorrano per tentare di rimpinguare le esangui casse attraverso le infrazioni al codice della strada. Sono divenuti di una ferocia famelica impressionante, da far sembrare gentili educande gli zombi in un film di Romero.
Volevano tutti si dotassero di un conto corrente, le banche già si sfregavano le mani e studiavano di fare un monumento a Monti, ma gli italiani li hanno mandati a quel paese ed hanno pure chiuso molti di quelli che ancora avevano, visti i costi.
Il regime fiscale da santa inquisizione, invece di fare emergere il sommerso ha scaraventato tutta una serie di soggetti “grigi”, cioè quelli che le tasse un po’ le pagavano, nel nero più totale. Si provi a pensare solo a quanti piccoli artigiani hanno chiuso, abbandonando partita iva e sede. Moltissimi, si parla di numeri impressionanti, sempre secondo la CGIA, dal 2009 al 2014 le contrazioni sarebbero tra il 10% e il 15%.
Ecco, sarebbe bello chiedere a chi ha messo in piedi questo baraccone demenziale con clima da caccia all’untore, se pensano che quelli che hanno chiuso l’attività, abbiano forse contemporaneamente smesso pure di mangiare. Probabilmente però, la domanda non la capirebbero mica.