TRIBU’ DEL 2010

Una recente polemica su Facebook, dai toni accesi, tra due intellettuali schierati politicamente il primo nel centro-sinistra e il secondo nel centro-destra, merita una riflessione. Il livello degli autori delle note, delle repliche e contro-repliche non è confondibile con i molti interventi arrabbiati, con toni offensivi, da tifosi, che spesso si incontrano in Rete e dei quali sono spesso vittima anch’io.
Proprio poco tempo or sono, un mio contatto su Facebook minacciava di stanare eventuali “infiltrati” finiani, per cancellarli. Il mio intervento è stato: «Ci vuole tolleranza, sai che noia parlare solo con quelli che la pensano come te?» La replica è giunta immediatamente: «”cancellati” o ti cancello io CARO PAOLO VISNOVIZ !!!» Ovviamente, pur non potendomi definire finiano, ho subito aderito all’invito. Non mancano neanche le offese via mail: «Sono Mimmo, Lei è un imbecille.» Un insulto per lo meno rispettoso della forma. Episodi se non quotidiani, abbastanza frequenti, che capitano a molti.

Dinamiche e comportamenti studiati anche da Jaron Lanier, Gianni Riotta, Andrea Romano, i quali si interrogano e indagano questi fenomeni.
Sorprende però che anche persone dotate di proprietà espositiva, ricchezza di linguaggio e alto profilo culturale, non sfuggano a queste dinamiche più adatte a quelli meno attrezzati. Per chi non avesse seguito la vicenda, premettendo che non è di mio interesse entrare nel merito, riporto ossutamente l’episodio. Tutto nasce da un commento ad una caricatura di Feltri, una serie di affermazioni decostentualizzate del giornalista stesso, risalenti all’epoca di “mani pulite”, plaudenti a Di Pietro & C. L’intervento seguente, di segno opposto è sdegnato, in difesa del giornalista e se la prende con l’autore e i commentatori della nota, tra cui alcune donne definite femministe, a suo dire volgari. Da qui si dipanano una serie di piccate reazioni, pungenti e piuttosto brusche. Tutto comunque scemerà in toni concilianti, con reciproci auguri di buona notte, anche se un po’ a denti stretti.

Per Andrea Romano la Rete si è organizzata in tribù, con scarso flusso di informazioni tra i vari accampamenti; secondo Gianni Riotta si sta verificando un appiattimento dei contenuti dove, informazioni di qualità e non, valori e disvalori, vengono posti sullo stesso piano. E’ certo che la struttura stessa dei Social Network, con la selezione preventiva delle amicizie, ponga a cercare e privilegiare i propri omolghi, chiudendo così spazi di confronto e rinunciando agli inevitabili attriti e freni inibitori invece presenti nella quotidianità non virtuale. Spesso, con mal celato snobismo, molti affermano di informarsi solo tramite Internet, trascurando quotidiani libri e TV. E’ un processo logico ed inevitabile: si tratta di intolleranza delle opinioni altrui. Internet diviene quindi un canale informativo monotematico e, nella propria tribù, giungono solo notizie e opinioni coerenti con il proprio credo.

I partiti non sembrano ancora in grado di cogliere le opportunità offerte dalle Rete e lasciano campo aperto al dilettantismo e alla libera iniziativa di ognuno. La situazione rispecchia, estremizzandola, quella della politica del Paese e la sua profonda spaccatura.

Le informazioni dei quotidiani, televisive e dei libri vengono usate come clave nei pochi momenti di scontro più che di confronto con l’ avverso accampamento. Non a caso i più popolari e citati personaggi sui Social Network sono i vari Feltri, Travaglio, Santoro, Grillo; personaggi che, con le loro opinioni e il loro modo di scrivere, sovente sopra le righe, ben si prestano a questo scopo. L’informazione viene usata come provocazione, contribuendo all’isolamento delle idee e al rafforzamento del tifo. La produzione letteraria, per esempio di Grillo e di Travaglio, è a senso unico e spesso, per non dire sempre, usano storpiare i nomi o dare soprannomi alle vittime dei loro strali. E’ una tecnica che potrebbe sembrare infantile, ma in realtà è scientifica e funzionale al conseguimento dello scopo: ottenere consenso e fidelizzare i propri fan.
Leggere “testa d’asfalto” o “il banana” è gratificante per i seguaci di Grillo o Travaglio, mentre risulta urticante e allontana coloro che la pensano in modo diametralmente opposto. Di fatto si impedisce sul nascere il dibattito, l’analisi e il confronto.

Paolo Barnard afferma, forse con una visione un po’ troppo complottista, che questi personaggi siano funzionali al mantenimento del potere, fungendo da valvola di sfogo. Non nego vi possa essere questo effetto, anche se lo ritengo secondario ed incidentale.
L’informazione, in particolare questo tipo, viene quindi usata a fini provocatori per attaccare l’avversario di turno e per sopraffare quello dell’accampamento opposto; il confronto non è più importante, il fine è irritare l’altro, possibilmente facendogli perdere le staffe. Meccanismo al quale neanche menti colte ed illuminate sembrano riuscire a sfuggire. E il panorama delle proprie idee si calcifica ogni giorno di più.

Pubblicato su Freedom24
5 febbraio 2010

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