Un tempo era più facile, mica c’erano le fibre ottiche, la comunicazione globale, Internet e i giornali on-line. Si poteva fare un accordo in Sicilia con una formazione politica ed uno in Piemonte con un partito opposto; era più facile farla franca e non incorrere nell’accusa di scarsa coerenza.
Forse però i politici non se ne sono accorti e continuano lo stesso valzer di sempre. Normale quindi che il partito dell’ UDC si ritrovi ad essere alleato un po’ da una parte e un po’ dall’altra.
Sono decisamente ammirevoli gli equilibrismi antinomici al quale riesce a giungere Casini e, per giustificarli, afferma che le alleanze al Nord con il PD sono dettate dalla necessità di arginare il partito di Bossi; al Sud invece, quella con il PDL è necessaria per frenare lo stesso PD del quale è alleato nel settentrione.
Da non crederci, avesse sfruttato quest’abilità rettorica anche nella sua vita privata, non avrebbe dovuto divorziare ed oggi sarebbe un felice poligamo alla luce del sole.
Non si può addossare tutta la responsabilità all’UDC – il quale si potrebbe multare solo per reato di adescamento – perché per commettere questi peccati bisogna essere almeno in due.
Forse i nostri politici, distratti ed ansiosi di conquistare o difendere le poltrone, non si sono accorti che viviamo in un epoca di comunicazione globale, dove la base partecipativa si è allargata e si è evoluta.
Oggi molte più persone – considerate moltitudine, ma in verità popolo e pure stufo – sono passate dall’esser semplici consumatori di opinioni e notizie, ad un interattivo scambio con queste, non rinunciando a far sentire la loro voce.
Sia nel centro-destra che nel centro-sinistra, questi balletti non sono stati ben digeriti. Facile quindi prevedere che la Lega – partito che tra i tanti difetti ha il pregio della coerenza – accrescerà ancor di più il suo consenso. In parte, quindi, più per demeriti altrui che per virtù proprie.
Il PDL ha sicuramente il torto di non accontentarsi di vincere, ma di voler stravincere. A queste elezioni regionali si arriva infatti da un penoso undici a due per il centro-sinistra: difficile ipotizzare che il PDL non possa fare meglio e cantar vittoria.
L’inseguire l’alleanza con l’UDC potrà essere determinante in alcune regioni, quali il Lazio, per esempio, ma un volta si fosse giunti a conseguire la vittoria, quale garanzia di governabilità si avrebbe?
Speculare ragionamento si potrebbe fare con il PD, dove l’appoggio dell’UDC a Mercedes Bresso lascia per lo meno perplessi, tanto diverse sono le posizioni sui temi etici, della famiglia, ecc.
L’alleanza con l’UDC pone inoltre un problema di principio e quindi non eludibile, che parte da alcune dichiarazioni di Casini stesso, il quale ha sempre affermato di voler affossare il bipolarismo.
Allearsi con l’UDC significa quindi rafforzare un partito che del ritorno al proporzionale ha fatto la sua bandiera. Un’ode al consociativismo, una legittimazione all’inciucio istituzionalizzato. Dal porcellum al macellum.
Pubblicato su Freedom24
25 Febbraio 2010