Immagino Travaglio e Padellaro sostituiranno il consueto “buongiorno” con “decreto”. Pazienza. Sopravviveremo.
Bisogna però volgere lo sguardo anche da un’altra parte, non farsi distrarre solo da quelli che urlano di più e guardare da vicino a quanto accade nel PDL. Molti politici e semplici elettori si sono sentiti cadere le braccia per il pressapochismo nella gestione del problema delle liste e l’organizzazione del PDL ne è uscita a pezzi, irrisa per palese incapacità.
Quello che colpisce è l’atteggiamento di Fini. Non ha sollevato un sopracciglio per difendere il PDL, come se gli avvenimenti non lo riguardassero. A voler esser perfidi, è sembrato fosse quasi felice a vedere il partito del quale è cofondatore, estromesso dalle tornate elettorali di Lazio e Lombardia. Soddisfatto che la Polverini fosse sostenuta solo dal “listino”, riconducibile all’area aennina. E’ da mesi che i distinguo del Presidente della Camera, dalla linea del Governo e da Berlusconi, si sprecano. Il fuoco di fila, costante, incessante e logorante, è garantito, oltre che dalle sue dichiarazioni estemporanee, dalle pagine del Secolo e da FareFuturo. Più che futuro sembrano fare provocazione, amorevolmente definiti da Gianfranco: “pierini”.
Gli atti e le parole di personalità così importanti, quali il Presidente della Camera, non sono casuali, mai. Ogni comportamento è coerente con un politica, con una direzione di pensiero che a volte viene espressa non solo con discorsi, proclami e parole, ma con atti quotidiani, con le scelte di essere in un luogo piuttosto che in un altro. Nel dicembre del 2006, alla manifestazione di Roma di AN e del PDL – quella che decretò l’unione dei popoli del centro-destra – Casini infatti scelse un’altra piazza: Palermo, sancendo di fatto l’uscita dalla Casa delle Libertà. Quindi un significato deve pur esserci se Fini, per presentare il suo libro, ha scelto Bologna e una libreria delle Coop.
E’ chiaro che questi e un manipolo di fedelissimi non hanno più niente a che spartire con il PDL e sarà ben difficile che il Presidente della Camera abbia la forza di convincere ed avvicinare alla sua strategia – ancora fumosa – buona parte degli uomini del centro-destra. Condizione necessaria per dare una direzione diversa al partito stesso. Non avendo quindi sufficiente inerzia per plasmare e riformare il PDL secondo le sue convinzioni, altro non resterà che fare le valige. Indipendentemente dall’esito delle regionali. Voci sempre più insistenti affermano che nuovi gruppi parlamentari potrebbero sorgere e che sarebbe anche pronto il nome della futura formazione che potrebbe chiamarsi “Partito della Nazione”.
Fini, dalla vicenda delle liste ne esce sconfitto e sembra costretto ad una retromarcia, rispetto alle bacchettate cui ci aveva abituato, dichiarando: «Il Pdl è in rodaggio, diamogli modo di sviluppare le sue potenzialità».
Chi ne esce rafforzata e vincitrice, invece, è sicuramente la Lega.
Avrebbe potuto approfittare della situazione in Lombardia, con il PDL fuori gioco ne avrebbe beneficiato e avrebbe fatto sicuramente un incredibile messe di voti.
Anche ad un silenzio interessato nessuno avrebbe potuto obiettare nulla.
Invece, con coerenza e lealtà si è schierata a fianco del PDL, a suo sostegno.
Quando l’imminente scissione avverrà, proprio il partito di Bossi potrà svolgere una importante funzione di stabilità, impedendo che il Governo entri in crisi, dando quindi la possibilità al PDL di riorganizzarsi e rifondarsi.
Pubblicato su Freedom24
8 marzo 2010