SILVIO CHIAMA, IL POPOLO RISPONDE

Della manifestazione del PDL di sabato 20 marzo 2010 a Roma, poco rimane da raccontare. Puntuali cronache hanno analizzato ogni aspetto dell’evento di p.zza S. Giovanni.
Le polemiche sui numeri non hanno senso. Chi come me c’era e ha vissuto quei momenti in prima persona, sa che era presente una folla oceanica di sostenitori e che la manifestazione ha avuto davvero un gran successo. Bastava vedere le facce dei giornalisti della terza rete Rai nella loro postazione: musi lunghi, abbacchiati, attoniti. A Giuliano Giubilei sembrava fosse appena morto il gatto. Il miglior riconoscimento al successo dell’evento azzurro di Roma.

Dietro alla guerra dei numeri si nasconde l’evidente volontà di delegittimare l’avversario, confinandolo in piccole cifre; anche questo è un male che ci trasciniamo da troppo tempo. Infiniti esempi li leggiamo quotidianamente su una certa stampa prodiga di nomignoli denigratori nei confronti del premier, nelle dichiarazioni di certa opposizione che parla di “attentato alla Costituzione” o, con disprezzo, di “capi-popolo”. Anche questo contribuisce a rendere difficile un sereno confronto di idee in questo Paese, specie se il clima è di per se notevolmente compromesso a tutti i livelli.

C’è da dire che una partecipazione così ampia non era del tutto scontata. Mancava infatti l’elemento che permette ad ogni manifestazione di diventare un evento: la causa scatenante, qualcosa che indigni la popolazione al punto tale da spingerla a protestare tutta assieme. Una legge impopolare del Governo, un intervento bellico, un qualsiasi avvenimento che polarizzi le masse. Quindi non un corteo nato dal basso e cavalcato da un leader di qualche schieramento, ma una manifestazione voluta espressamente da Silvio Berlusconi, manifestazione alla quale la gente ha dato ampia ed entusiasta risposta. Una prova muscolare che ha voluto essere una risposta allo scandalo delle liste, alla guerra con le procure, alle intercettazioni indiscriminate, alle faide interne. Una sferzata propedeutica alla campagna elettorale.

Difficile ora più che mai mettere in discussione la leadership di Berlusconi, con la quale anche Gianfranco Fini dovrà fare i conti. Risulta improbabile che le tigri di carta del Presidente della Camera possano scalzare quanto visto in piazza S. Giovanni ieri: il popolo sta con Berlusconi.
Infatti, a parte la delegazione della Lega (pochi manifestanti a testimonianza di una alleanza che sembra inossidabile), la componente finiana è sembrata completamente assente. Certo, l’incarico istituzionale di Fini è incompatibile con simili partecipazioni, ma non sembra che da questi lidi sia partita una forte spinta alla presenza. Ed è stato un errore, una scommessa sbagliata, perché la manifestazione ha avuto successo anche senza i finiani, permettendo così di fare la conta dei fedelissimi del premier. E sono tanti.

Berlusconi ha voluto la gente in piazza, l’ha avuta. Non può più avere dubbi o titubanze. Ora abbia il coraggio di fare quanto proclamato e partano finalmente queste riforme. Anche e soprattutto rivedendo equilibri interni che hanno fin qui contribuito a far sì che si governi con il freno a mano tirato.

Pubblicato su Freedom24
22 Marzo 2010

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