Della giornata di ieri, quasi salutare, disintossicante e distinta dalle solite altre quasi affannose a cercar di stare dietro a tutte le cose che vengono dette e scritte, due sono le opinioni che mi hanno colpito. La prima è quella di Mimun, che trovo perfetta per esposizione ed argomentazioni, posizione rimarcata pure da Freedom24, con l’editoriale di ieri del direttore Andrea di Bella. Protestare imbavagliandosi contro la legge-bavaglio è più comico che contraddittorio, è ovvio.
La seconda opinione non solo mi ha colpito, ma mi ha proprio sorpreso ed è quella di Sansonetti. Nel suo editoriale spiega le ragioni del suo dissenso dalla protesta. Certamente abissalmente distanti da quelle del centrodestra, ma con un ragionamento estremamente coerente si dichiara in favore di quello che tutti ormai riconosciamo come “legge-bavaglio”. In realtà, usare questa definizione è una piccola vittoria dell’opposizione, perché sinteticamente contiene un forte giudizio di valore nei confronti di quella che – giornalisticamente parlando – sarebbe troppo lungo chiamarla “legge sulla riforma delle intercettazioni”, anche per giornalisti favorevoli a questa.
Trovo importante l’editoriale di Sansonetti non perché voce fuori dal coro, ma perché espressione di una sinistra che credevo estinta. Di una sinistra che entra nel merito dei problemi, senza appiattirsi sempre e comunque su posizioni antiberlusconiane. I ragionamenti di Sansonetti sono quelli della sinistra classica. Legittimamente definisce la giornata di ieri non uno sciopero, ma una serrata, perché voluta dagli editori e non dai lavoratori: “È una legge che limita il potere delle spie e frena lo strapotere degli editori, cioè – esattamente – ridimensiona i poteri occulti che da decenni guidano e condizionano la politica italiana”. Un punto di vista diverso e distante da quello del Governo, ovviamente, ma pur sempre un ragionamento coerente. Finalmente qualcosa di sinistra.
Dovrebbe essere salutato con una “ola” corale, mentre invece leggendo i commenti in calce al suo articolo, molti sono quelli che lo definiscono un voltagabbana. E’ l’effetto dell’antiberlusconismo.
Quello che mi è difficile accettare è come non si possa comprendere che l’opposizione a Berlusconi “a prescindere” non possa essere che perdente. Questo per dei motivi ovvi.
In primo luogo l’azione politica dell’opposizione raramente – per propria natura – può essere propositiva, ma può operare solo di rincalzo. Deve subire l’iniziativa di chi è al Governo e quindi si ritrova ad operare negli spazi che le sono lasciati liberi. Il dissenso è quindi efficace nel caso – e solo in quello – in cui la proposta di Governo è debole o sbagliata. Opporsi, sempre e comunque, al di là del merito e della ragionevolezza è controproducente e provoca effetti boomerang.
In secondo luogo, l’affannosa ricerca del continuo dissenso dall’orco-Berlusconi, provoca pure inevitabili contraddizioni. Assistiamo così a manifestazioni che protestano contro lo “Stato di polizia” e, quasi contemporaneamente, la medesima area politica insorge al grido di “intercettateci tutti”.
Sansonetti ha invece imboccato la giusta via, quella di ragionare attorno ai problemi ponendosi quindi criticamente nei confronti di questi, Berlusconi o meno.
Spero solo Bersani lo legga e possibilmente, impari.
Pubblicato su Freedom24
10 luglio 2010