…che piovve. Gianfranco Fini è di nuovo diventato un “ex”. Dopo essere stato un ex missino e un ex aennino, ora è divenuto pure un ex pidiellino. La differenza è che questa volta ciò non è avvenuto per sua volontà.
Immaginare quanto e se cambierà la situazione politica è un’impresa ardua. La decisione covava probabilmente da tempo, ma l’esigenza di approvare la finanziaria correttiva ha congelato tutto, fino ad oggi.
Fini non è intenzionato a lasciare il ruolo da terza carica dello Stato, come invece richiesto dalla schiacciante maggioranza (33 su 36) dell’ufficio della presidenza del PDL. Ma è comprensibile, perdesse quell’incarico sarebbe condannato all’oblio. Ruolo importante, ma non determinante per la vita del Governo; si potrebbe considerarlo come un ritorno alla tradizione, quando la poltrona di Presidente della Camera era appannaggio delle opposizioni. Costume interrotto proprio dalle forze ora al Governo, con l’elezione di Irene Pivetti.
La sicurezza di Berlusconi nell’affermare il Governo non sia a rischio, fa a pugni con l’esultanza dei finiani che si dicono certi di poter costituire dei gruppi parlamentari sia alla Camera che al Senato.
Alla Camera basterebbero 27 parlamentari per impallinare il Governo, ma è questo che Fini vuole? Ovvero tradire il mandato elettorale e far cadere il Governo? Ipotesi possibile, persino probabile se veramente ci fosse un accordo tra Gianbruto, Lombardo, Rutelli, Casini, Montezemolo, ecc. Un governo di salute nazionale o un inciucione stile prima Repubblica, come preferite, con la solita scusa che le elezioni – dato il momento critico (ma in Italia tutti i periodi sono emergenziali) – non sarebbero una via praticabile. Però sembrano troppe le forze politiche che ora – per profondo stato di crisi – tutto vorrebbero meno che delle elezioni anticipate.
I numeri saranno importantissimi, ma allora si diano con precisione.
Secondo le fonti di agenzia i finiani sarebbero 34. Questo l’elenco: «Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Fabio Granata, Enzo Raisi, Luca Barbareschi, Francesco Proietti, Francesco Divella, Antonio Buonfiglio, Claudio Barbaro, Maria Grazia Siliquini, Flavia Perina, Angela Napoli, Luca Bellotti, Aldo Di Biagio, Nino Lo Presti, Giuseppe Scalia, Gianfranco Conte, Benedetto Della Vedova, Adolfo Urso e Mirko Tremaglia, nel corso della giornata si sono aggiunte le firme dei finiani più moderati come Roberto Menia, Silvano Moffa, Gianfranco Paglia, Donato Lamorte, Alessandro Ruben, Adolfo Urso, Giulia Bongiorno, Andrea Ronchi, Giulia Cosenza, Giuseppe Angeli, Carmine Santo Patarino, Giuseppe Consolo, Catia Polidori. La 34esima firma sarebbe della deputata Souad Sbai.»
Nella agenzia diffusa da tutti i maggiori quotidiani vi è però un errore: il nome di Adolfo Urso è ripetuto due volte. Quindi i dissidenti sarebbero 33. Ancora sufficienti ad esercitare una golden share sul Governo, ma pur sempre uno in meno.
Pubblicato su Freedom24
30 luglio 2010
Per un aspetto però non è “ex”, ma non lo voglio scrivere, non è elegante.
Pare i numeri siano diversi da quelli annunciati ieri. Sarebbero meno, molto meno.
Ormai Fini rappresenta il passato del centro destra e della destra…andiamo oltre. Bene così ora pensiamo a governare.