Berlusconi, con la richiesta di fiducia per il suo intervento previsto per domani alla Camera, rimescola nuovamente le carte. Voto palese per chiamata nominale, che impedisce ogni ambiguità. Apparentemente una sponda alla compagine finiana, prima divisa sulla posizione da prendere sul testo, quando l’ipotesi prevalente era quella che non sarebbe stata posta la fiducia ed ora, proprio grazie alla fiducia, più compatta.
Inascoltata la richiesta fatta a gran voce da Benedetto Della Vedova di partecipare al vertice di maggioranza per contribuire alla stesura del testo. Richiesta respinta, significando che i finiani non appartengo più alla maggioranza e non partecipano più all’azione di governo, se non tecnicamente con alcuni sottosegretari. Stupisce che i fliennini non se ne siano ancora accorti e facciano finta di nulla, proclamando fedeltà e rispetto per il responso delle urne. Mandato tradito infinite volte con continui e plateali distinguo dalle posizioni della maggioranza. Non normale dialettica, ma veri e propri attacchi personali al Presidente del PDL, Silvio Berlusconi, dimostrandosi non una forza di proposta politica, ma di ricatto al Governo.
Sullo sfondo continua la vicenda di Montecarlo, con i più recenti fatti di cronaca ai quali si aggiunge l’invito di Alessandro Campi a Fini di dare le dimissioni, per avere mani libere. Ma questi fatti rimangono in secondo piano e tutta l’attenzione si rivolge al discorso di domani. Non più solo un problema di chi rimarrebbe con il cerino in mano, le elezioni infatti non le vuole nessuno, ma una vera e propria prova di sopravvivenza per FLI.
Domani i voti si conteranno e il quadro paludoso cambierà solo se il Governo dimostrerà di avere una autonomia indipendentemente dai voti dei finiani. Così fosse, Futuro e Libertà diverrebbe passato prima di nascere. Diversamente, piuttosto che continuare questo stucchevole tira e molla, a Berlusconi converrebbe correre il rischio di far saltare il banco. Inizierebbe così una dura partita per andare alle elezioni, opposta a quella di costituire un nuovo governo per riformare la legge elettorale. Riforma senza la quale gli avversari di Lega e PDL non hanno alcuna possibilità di vincere. Ma questa è un’altra storia, che domani sapremo se più vicina o ancora lontana.
28 settembre 2010