AL VOTO

Chiedere a Berlusconi si dimetta di sua sponte, senza passare dal voto di sfiducia in Parlamento, è solo una apparente ingenuità. Un tentativo non riuscito di ottenere il massimo con il minimo sforzo e senza rischio alcuno. Infatti i 317 voti annunciati da Fini, Casini e Rutelli non sono un margine così ampio da garantire sonni tranquilli. Qualora la mozione non passasse, il Presidente della Camera – principale leader del dissenso -, rischierebbe parecchio in termini di credibilità non solo con i suoi sostenitori, ma di fronte all’universo mondo.

In caso di necessità non è escluso Fini stesso possa partecipare alla votazione di sfiducia e visti i recenti accadimenti ciò non solleverebbe troppo scandalo. In fondo il Presidente della Camera è andato a colloquio con il Presidente della Repubblica nella doppia veste di referente istituzionale e di causa principe della crisi extraparlamentare senza provocare neanche un’alzata di sopracciglio da parte di Napolitano.

Poniamo il caso questo Governo cada e, come sperato dalle opposizioni, si formi una nuova maggioranza con lo scopo di riscrivere la legge elettorale. Veramente dovremmo credere, con la crisi internazionale e le turbolenze dell’Euro alle porte e dentro casa, questa sia la priorità da affrontare? Che garanzie di efficacia d’azione di governo potrebbe mai dare una armata Brancaleone, disomogenea e formata da partiti con visioni politiche così diverse tra loro? Rischieremmo di trovarci in un caos politico-economico delicatissimo e, mentre tutto il mondo prenderebbe importanti decisioni per fronteggiare la crisi, l’Italia sarebbe anacronisticamente inchiodata su interminabili e marginali discussioni di alchimie elettorali, riprecipitando nell’ingovernabilità.

Non solo in caso di crisi, ma anche il Governo spuntasse la fiducia, la via maestra sarebbe il ricorso alle urne. Il panorama è completamente mutato da quello del 2008 e vi sono alcune forze parlamentari che non hanno alcuna legittimazione popolare, essendo nate successivamente alle elezioni politiche negli anfratti dei corridoi di Montecitorio. Se Fini può cambiare legittimamente idea, passando di fatto all’opposizione, è necessario basi la sua nuova polarizzazione su una autonoma piattaforma elettorale e non con i voti presi nel PDL, con un simbolo con su scritto: “Berlusconi Presidente”. È un cortocircuito evidente e grossolano, una posizione solo tecnicamente legittima, obiettivamente discutibile e deprecabile. Non solo FLI sta facendo opposizione senza aver ricevuto alcun mandato popolare, ma pure l’API di Rutelli e il Partito della Nazione di Casini si ritrovano nella stessa situazione. Il ritorno alle urne diviene quindi un atto necessario a fare chiarezza e a misurare realmente le forze in campo, dando loro il giusto peso e la necessaria autorevolezza. Identico ragionamento deve valere se il Governo dovesse sopravvivere grazie ad innesti di frange che fino a poco fa sedevano sui banchi dell’opposizione.

Le rivelazioni di WikiLeaks hanno fatto emergere gravissime ingerenze estere e la crisi che sta subendo l’attuale esecutivo è stata alimentata da appoggi dell’amministrazione americana. Non si tratta di rivelazioni da gossip, espresse da una figura di terzo piano quale Elizabeth Dibble, ma di vere e proprie confessioni su cosa concretamente prodotto dall’amministrazione USA, effettuate dall’ambasciatore in Italia Ronald Spogli – quindi ai massimi livelli -, per affondare Berlusconi. Importanti esponenti dentro e fuori il PDL e il Governo sono finiti sul libro paga statunitense, sono stati coinvolti vari think-tank, giornalisti, ecc. Sempre si è favoleggiato di maneggi d’oltreoceano nelle politiche di altri Paesi, ma trovarne prova è ben altra cosa. Significa uscire dal panorama delle illazioni per entrare in quello delle prove di cui chiedere conto e ragione, non tanto a personaggi dell’amministrazione americana, ma a quegli esponenti politici italiani che si sono resi servi di questi disegni. Su questo aspetto sarebbe il caso si avviasse una inchiesta parlamentare e forse una parolina il capo dello Stato dovrebbe pure dirla, a meno di non considerare normale che le nostre istituzioni possano essere piegate ad interessi esteri tramite complicità di esponenti politici nazionali. La politica dello struzzo, giustificata da Frattini per il fatto che i documenti resi pubblici da WikiLeaks sono stati illegalmente trafugati, è una foglia di fico ridicola, significa insistere ad affermare la terra sia piatta dopo aver appena assistito ad una dimostrazione scientificamente inoppugnabile questa sia sferica.

Le elezioni sono lo strumento più diretto ed efficace per tentare di dare un equilibrio politico a questo Paese, ma da sole non sono sufficienti a garantirlo. Se da queste ne uscissero nuovamente vincitori Lega e PDL sarà necessario le opposizioni riconoscano finalmente in Silvio Berlusconi il legittimo Presidente del Consiglio, evitando di ricorrere a scorciatoie cercate tra le lenzuola o di dar conto a teoremi costruiti con personaggi di dubbia credibilità. Si agisca piuttosto entro i confini di una opposizione anche dura, ma rispettosa della figura istituzionale. Anche perché in politica si può fare tanto, quasi tutto, tranne che pretendere di scegliersi l’avversario politico.

Pubblicato su Freedom24
06 dicembre 2010

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