Rinvio a giudizio immediato, come per un qualsiasi delinquente colto in flagranza di reato. Il voto del Parlamento che aveva stabilito il Ruby-gate fosse di competenza del tribunale dei ministri, tranquillamente ignorato. Prove evidenti, prima udienza 6 aprile.
Ho sempre affermato Berlusconi fosse stato pollo – tre volte pollo – a telefonare in questura e ad aprire le porte delle sue residenze con troppa disinvoltura. Soprattutto dopo il caso D’Addario, perché sembrava ovvio sarebbe stato tenuto d’occhio come le procure abitualmente fanno con i pregiudicati.
Ma proprio questo è il punto: non è normale si indaghino le abitudini private del Premier. Con questo metodo ognuno di noi può essere messo alla gogna. Ognuno di noi, se il nostro privato venisse sbattuto sulla pubblica piazza, ne uscirebbe ridicolizzato e con le ossa rotte.
Di Pietro, nel lontano 1996, affermò “Berlusconi lo sfascio io”. Non ci riuscì, forse distratto da Mercedes, scatole di scarpe piene di contanti e future carriere politiche. Ma Craxi lo affondarono eccome!, mentre il PDS venne solo sfiorato da mani pulite. Poi toccò ad Andreotti, condannato alla prescrizione, traslocato a forza dalla politica alle aule di giustizia per dieci anni.
Che alcuni siano pervasi dal fuoco della passione politica e vedano in Berlusconi il male dell’Italia è normale, fa parte del gioco, ma non lo è quando a pensarla così sono dei giudici e dei procuratori. Tempo fa, nel corso di una intervista ad un rappresentante delle forze dell’ordine in merito a faccende di mafia, discorremmo anche di Ilda Bocassini. Il carabiniere intervistato, Roberto Longu, aveva lavorato per anni con questo magistrato e nutriva nei suoi confronti una sincera ammirazione, considerandola donna intelligente e professionalmente preparata. Quello che però mi colpì del suo racconto fu il comportamento di questa pm in periodo elettorale. Infatti era solita arringare uomini delle forze dell’ordine e sottoposti raccomandando di non votare per Berlusconi in quanto rappresentava un pericolo per la democrazia e via discorrendo. Opinione legittima, ma non in bocca ad un magistrato che per di più ha usato il prestigio della sua carica per influenzare elettoralmente i suoi sottoposti.
Questa pm non avrebbe nemmeno dovuto avvicinarsi a Silvio Berlusconi perché alterata nella sua serenità di analisi dalle sue convinzioni politiche. Idem per quanto riguarda il triumviro rosa scelto per giudicare il Premier: Carmen D’Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri.
Carmen D’Elia è stata nel collegio che condannò Cesare Previti a cinque anni nell’ambito del processo Sme. Giulia Turri aveva rinviato a giudizio l’avvocato Massimo Maria Berruti nell’ambito di uno stralcio del processo Mediaset. Meno nota Orsolina De Cristofaro, ma tutte e tre vengono indicate come vicine a Magistratura Democratica. La corrente di estrema sinistra cui appartiene anche Ilda Bocassini. La sentenza è stata già scritta e sarà politica, nascosta tra le pieghe di motivazioni tecnico-giuridiche.
Paolo Visnoviz
16 febbraio 2011