Dell’ultima puntata di Annozero il “Corrierone” fa una asciutta cronaca incentrata sul monologo iniziale di Santoro, ponendo l’accento sulle notizie più significative: «Non voglio stare qui perché lo decidono i giudici». Repubblica si pone sulla stessa linea, ma unisce al punto centrale la notizia della mancata presentazione dei nuovi palinsesti autunnali. Il Giornale salta a piè pari la cronaca della trasmissione e si concentra a dipingere i possibili futuri scenari per il conduttore
Nessuno di questi quotidiani entra nel merito della trasmissione, nessuno riporta del duro scontro tra Castelli e l’anchorman e i contenuti della puntata sono stati tranquillamenti ignorati da tutti. Il successo di Santoro è proprio questo: essere stato capace di porsi al centro della scena. Non è importante Annozero, gli argomenti della puntata e il dibattito conseguente, ma il soldato Santoro.
In secondo piano, neppure rilevato dal Giornale, il fatto che il tribuno non abbia speso una sola parola su Ciancimino, come invece da lui promesso la volta precedente. Vagonate di puntate incentrate sul Ciancimino-pensiero, da questo partendo per costruire foschi scenari, mezze verità, inquietanti possibilità crollate come una castello di carte una volta dimostrati falsi i documenti su cui si reggevano, senza giustificazione alcuna. Fantasiose ricostruzioni partite da bugiardi presupposti e quindi fallaci nelle fondamenta, che per il fango lanciato non riceveranno mai nemmeno delle timide e formali scuse. Anche questo è un succeso personale di Santoro: l’aver spostato l’attenzione da un problema ad un altro, secondario, quello della sua uscita dalla Rai. Qualsiasi altro giornalista per aver tanto insistito su dei teoremi rivelatisi palesemente farlocchi ne sarebbe stato travolto. Sarebbe stato cacciato a calci da qualsiasi testata giornalistica, fosse stata anche il giornalino della parrocchia.
Il conduttore si è preso largo spazio per giustificare i suoi stratosferici compensi e la sua plurimilionaria liquidazione. Il successo è divenuto così non prosaico guadagno giustificato da logiche mercatiste, ma sogno di riscatto del padre ferroviere. Una excusatio non petita, piuttosto contorta, invece non concessa ad altri personaggi che via via sono stati obiettivi dei suoi strali.
Da oggi, quindi, Santoro non è più parte dell’organico Rai. È un bene perché dovunque andrà, a La7 o anche ritornasse in Rai, è giusto si misuri sia con la logica di mercato sia con la linea editoriale della testata che gli darà spazio. È così che funziona da che mondo è mondo. Il successo di Santoro è solo parzialmente autentico, drogato dal clima che artatamente ha contribuito a creare, dipingendosi come un soldato in trincea, come un “resistente”. Un eroe di celluloide contro il “potere”. Molto di questo successo gli è stato garantito da Berlusconi stesso che, invece di ignorarlo, gli si è scagliato contro e lo ha combattuto. L’ “editto bulgaro” è stato l’inizio della vera fortuna di Santoro, giustificando la sua presenza in onda non per l’interesse sollevato dai suoi contenuti, ma solo perché “contro”. Infatti di contenuti, di scoop, di nuove idee, di costruttivo dibattito il conduttore di Annozero ha portato ben poco. E non ricordo nulla di significativo destinato a passare alla storia. Anzi, molti sono stati i flop e gli errori, vedi Ciancimino di cui accennavo prima.
Levata l’aura di “eroico resistente”, il neo-disoccupato di lusso dovrà misurarsi con parole e idee e non è nemmeno detto il successo gli sorrida nuovamente. Già quando migrò a Mediaset i numeri furono impietosi. Santoro per funzionare deve dare l’impressione che lo si voglia zittire, che non lo si voglia far parlare, quindi in una Tv commerciale – oggettivamente libero e non più cuneo opposto al sistema – si sgonfia. Per questo la tattica di combatterlo è sempre stata controproducente. Piuttosto lo si doveva ignorare, non si doveva partecipare alla sua trasmissioni, si doveva semplicemente cambiare canale. Non so se ve ne sieta accorti, ma è proprio quello che, senza tante spiegazioni, le opposizioni fanno naturalmente da sempre. Che sia vero che i politici e gli elettori di centro-destra siano antropologicamente inferiori?
Paolo Visnoviz, 10 giugno 2011
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