Il voto di oggi che autorizza l’arresto di Papa è un voto contro ogni parlamentare e contro il parlamento stesso. Di fatto si è consegnata la politica nelle mani delle procure. Definitivamente.
Un voto doppiamente scandaloso perché condanna Papa alla Camera, ma assolve Tedesco al Senato, così però salvando il Governo. Non bisogna infatti far un grande sforzo di fantasia per immaginare cosa sarebbe accaduto se, invece, la maggioranza fosse andata sotto anche al Senato. Alla fine della convulsa giornata non stupisce che il forcaiolo per eccellenza, Di Pietro, esulti per il risultato e lo giustifichi con il suo stantio refrain dei “tutti eguali di fronte alla legge”, al quale non ci stancheremo mai di replicare che ciò non vale per i simboli, le istituzioni e a maggior ragione per i rappresentanti del popolo: i parlamentari.
I Verdi battano sul tamburo per chiedere immediate dimissioni, mentre D’Alema, con il suo “è andata come doveva andare” accompagnato da un sorriso sotto i baffi, porta a casa il risultato di aver salvato Tedesco e di mettere sotto scacco il governo.
Italo Bocchino mantiene dei toni sorprendentemente moderati, giustificati dai suoi tentativi sempre più insistenti di rientrare nel Pdl, abbandonando Gianfranco Fini.
Quello che stupisce, per stolidità, è il comportamento della Lega, vera responsabile della prossima carcerazione di Alfonfo Papa, con un Reguzzoni che, per dissipare ogni dubbio, addirittura si fotografa il dito mentre schiaccia “sì” al momento del voto. Questo comportamento schizofrenico, ben anticipato dalle contraddittorie dichiarazioni di Bossi, deve essere ancora decrittato nella sua interezza e bisognerà capire se i “sì” della Lega alla Camera si sono trasformati in “no” per Tedesco al Senato. Di fatto quei 319 voti sanciscono la nascita di una nuova maggioranza alternativa e trasversale in Parlamento.
Oltre ai giochi di Palazzo certamente il comportamento della Lega risente delle lotte intestine ormai palesi e lo smarcamento di Maroni dalla linea del Senatur è sempre più evidente. La lotta di bande in casa leghista ha fatto perdere di vista l’importanza dell’oggetto del contendere di oggi, dove il governo non è stato sconfitto su un emendamento marginale in un qualsiasi tedioso giorno d’estate, ma su una questione di principio e di vitale importanza, non rendendosi nemmeno conto che i prossimi ad essere consegnati alle procure potranno diventare proprio i rappresentanti del Carroccio.
Paolo Visnoviz, 20 luglio 2011
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