Le premesse per una stagione da delirio ci sono tutte. Intendiamoci, da un certo punto di vista sarà un delirio esilarante. Quando ci lasceremo alle spalle questo governo di bonifica – trovo il termine appropriato perché proprio di questo si tratta: bonifica economica, pragmatica, scevra da barriere ideologiche e pure bonifica del clima politico, inquinato da anni di berlusconismo e del suo anti -, quando accadrà, dicevo, potremo affermare anche noi che avremo visto balenare Casini e Cicchitto alle porte di Tannhäuser e Bersani in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
Divago un momento perché vi sono innanzitutto da registrare, ma solo per gusto di polemica spicciola, un paio di contraddizioni. Prima. Sembrerebbe che il neo premier Monti abbia (anche, immagino) una casetta in Svizzera, vicino a St. Moritz. Dove tiene, quindi, i suoi risparmi? Non è questione morale, semplicemente saremmo tutti più tranquilli se chi si sta apprestando a porre in atto misure sacrificali avesse almeno l’incentivo dell’interesse proprio. Altrimenti sarebbe troppo facile giocare d’azzardo con i soli denari altrui.
Seconda. Ci si è stracciati le vesti per la P2, la P3 e la P4, ma nessuno trova nulla da ridire del Bilderberg o della Trilaterale e dei grembiulini ben rappresentati nella neo compagine governativa? A nessun magistrato prude la carta bollata? Perché, invero, non vedo molte differenze con le sopraccitate Logge. Ovvero nel caso della P2 lo scandalo era (anche) quello delle liste segrete (poi abolite, se non erro, grazie alla Commissione Anselmi), dipinta come un tentativo di sovvertire l’Ordine Costituito, ma la P3 e la P4 sono delle invenzioni giornalistiche, spacciate per dei comitati d’affari. Già, invece Goldman Sachs è una associazione benefica e il Bilderberg, pur non essendo segreto nei partecipanti, è però riservatissimo nei contenuti, quindi con intenti ignoti. A nessun Ingroia, Woodcock o Boccassini interessa? Fifa, eh? Meglio prendersela con quattro vanagloriosi vecchietti al bar, soprattutto più prudente.
Tornando al nostro Monti Runner, si diceva, prepariamoci ad una messe di episodi divertenti. Inizieranno non appena il nuovo governo comincerà a legiferare, visto che il Parlamento è rimasto il medesimo. Da un lato all’altro dell’emiciclo, a seconda dei casi, assisteremo a delle sceneggiate napoletane, a dei tentativi di suicidi in diretta, si strapperanno i capelli, minacceranno, faranno scioperi della fame (indovinate chi), i giornali saranno pieni di dichiarazioni di fuoco, ora dell’uno ora dell’altro. Salvo poi, dopo il tanto fumo sollevato, rientrare mestamente nei ranghi non appena Monti solleverà il suo severo sopracciglio. Non servirà nemmeno ricordare troppo spesso all’assemblea che se il Prof. se ne andasse lascerebbe tutti nella palta: lo sanno bene. Ci sarà mercato. Assisteremo ad inedite alleanze per maggioranze composite che varieranno di volta in volta, di provvedimento in provvedimento. Tutto tra strilli e strepitii inizialmente mezzi soffocati in gola.
In parte le comiche sono già iniziate. Siamo ai titoli di testa con il promesso supporto al governo da parte di BB: a seconda dei casi leggibile come Banda Bassotti o Berlusconi/Bersani, fate voi a piacere. Sulle barricate già troviamo invece Marco Rizzo (Pdci, il partito di Ingroia) e Umberto Bossi (Lega, il partito dei ministeri fai-da-te). Corradino Mineo da ieri sera è al settimo cielo, La Repubblica e Il Corriere spargono miele in quantità, Ritanna Armeni ad Agorà, per troppo entusiasmo, viene colta da un lapsus freudiano e riferendosi a Monti lo chiama invece Prodi. Goldman Sachs Prodi, pure lui. Ecco, questo il clima entusiastico, secondo solo allo sbarco dell’uomo sulla Luna. Almeno fino all’ora di pranzo, quando Mario Monti anticiperà alcune linee programmatiche, poi inizieranno i fuochi d’artificio.
Ovviamente, ogni cinque minuti, i politici non perdono occasione di sottolineare quanto responsabili siano stati – loro tutti – da fare un passo indietro. Ecco, quando affermano ciò spero si rendano conto di che insopprimibile voglia scatenino di prenderli – loro tutti – a calci nel sedere. Perché il passo indietro, il golpe presidenziale, l’abdicazione della democrazia, chiamatela come volete, si è resa necessaria in quanto la politica non è riuscita – in anni – a fare nemmeno un passettino in avanti, non riuscendo a modernizzare il Paese, a fare nessuna delle riforme necessarie e gestendo pure male l’amministrazione ordinaria. Sarebbe come se il consiglio di amministrazione che avesse portato sull’orlo del fallimento una azienda vorrebbe essere lodato per essere stato commissariato dopo aver portato i libri in tribunale. Buoni sì, fessi no, quindi invece di cercare lodi ingiustificate piuttosto cospargetevi il capo di cenere, cercando di rimediare ai vostri errori.
Abbiamo un governo tecnico, di alto profilo, chiamato a fare il lavoro che un Parlamento eletto non è stato in grado di svolgere. È una sconfitta della politica, ma anche una opportunità da cogliere per sbloccare questo Paese con le necessarie riforme e una preziosa pausa per ripensare partiti e schieramenti. Non siate fessi: carpe diem, cogliete l’attimo.
Paolo Visnoviz, 17 novembre 2011
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