Sembra ormai chiaro quali siano stati gli errori del Berlusca. Ecco, vi vedo! Subito a pensare a Ruby e a Minetti (che però aveva il non disprezzabile vantaggio di essere bilingue). Invece no. Come pure non hanno contato Cosentino, Scajola, lo Spread, la Lega, Tremonti, Fini, ecc. Neppure Napolitano. Nulla di tutto questo.
Berlusconi, contrariamente a quello che comunemente si crede, differentemente dalla leggenda che lo vorrebbe di successo perché il più medio tra i medi (se con le zeppe) e quindi capace di interpretarli al meglio, degli Italiani non ha mai compreso nulla.
E poco di lui hanno compreso i suoi avversari che per anni si sono spesi in aggettivi apocalittici, descrivendo scenari da “ventennio”, “regime”, “dittatura”; strillando ad ogni piè sospinto della periclitante democrazia, ché la libertà di stampa era già bella che andata: “Cercasi ciclostile anche usata, per stampe clandestine”. Citofonare Scalfari.
Che dire dell’ultima scena de “Il Caimano” di Moretti? Atmosfera cupa, Berlusconi esce dal tribunale finalmente condannato, aizza la folla che subito aggredisce i giudici tirando loro le molotov (quelli del Minzolini fan club, certamente). L’unico a non accorgersi che si trattava solo di un film (di fantascienza, ghostwriter Giacobbo) è stato Santoro, tanto da finire su piattaforme talmente futuribili che non lo guarda più nessuno. Non fosse per la diretta strombazzata sulla prima pagina del Corrierone potrebbe funzionare da esperimento Seti al contrario. Eppure Santoro, pur non accorgendosi che si trattava solo di un film, che quello era Nanni e non Silvio, che mai dal Triassico (era dei Craxosauri e dei Borrellyx) ad oggi si è visto un berluscones così evoluto da saper costruire una molotov, eppure, si diceva, Santoro sì che conosce gli Italiani. Infatti, in virtù della grave emergenza democratica, ha chiesto a tutti 10 Euro, trovando pure più di 100mila persone che glieli ha dati: come non aiutare un poveraccio che di buonuscita dalla Rai si è preso solo 2,5 milioni di Euro?
Berlusconi ha sbagliato ad invitare gli Italiani a credere nel futuro, ad essere ottimisti. “Ha negato la crisi!”, si disse e lo si continuò a ripetere finché non è divenuto vero. Che ingenuo. Ed allora ecco Mario Monti: “Emergenza greca, spagnola, portoghese, irlandese, islandese, esquimese. Situazione gravissima, sacrifici per tutti…” E per evitare si pensasse fossero solo parole al vento subito giù tasse: Imu, benzina, sigarette, liberalizzazioni punitive. Funziona sempre, almeno dall’introduzione dell’imposta sui carburanti per la guerra d’Abissinia, tutt’ora in vigore (la tassa, non la guerra). E l’Italiano si lamenta, piange, si straccia le vesti, ma in fondo è filosofo (soffro, quindi sono) e pure tenerone: “Equitalia mi cerca, significa che mi vuole bene”.
Berlusconi ha sbagliato a non replicare mai, a lasciare che lo prendessero in giro. Raramente si è adirato ed ha reagito. Non è nel suo carattere, difatti le volte che ci ha provato ha toppato: dalla telefonata a Floris a quando se la prese con L’Unità e poco altro. Provate a dire qualcosa a Monti, invece. Il bavero del loden si alza minaccioso, un sopracciglio s’inarca, lo sguardo diventa severo e subito arriva un’acida battuta in perfetto stile british. Lo sa bene la Merkel che non ha nemmeno finito di dire “L’Italia può farcela da sola” (sottotitolo: “arrangiatevi”) che Monti ha replicato “la governance dell’eurozona non è all’altezza” (sottotitolo: “culona inchiavabile”).
Ecco dove ha sbagliato Berlusca. Gli Italiani non si governano infondendo ottimismo, ma terrore; non si può essere leggeri e nemmeno raccontare barzellette; bisogna essere accigliati, minacciosi, professorali e tanto, ma tanto suscettibili. Allora sì, allora il popolo si lamenterà, si dispererà, piangerà, qualcuno si suiciderà, ma i sacrifici verranno fatti. Che soddisfazione! Nasceranno comitati che aiuteranno le banche a comperare titoli di Stato, ci sarà chi denuncerà suo fratello perché non ha fatto lo scontrino, seguiranno indignate reazioni della Camusso e di Epifani contro chi si permette di scioperare per fame: bisogna morire in silenzio, possibilmente senza disturbare il conducente.
L’Italiano è un popolo che assimila poche parole per volta. Ora ha appena imparato “casta”. I sacrifici bisogna farli per forza, perché in caso contrario, crollasse questo Parlamento, trascinandosi dietro pure le Istituzioni, crollasse la “casta”, con chi potrebbe mai prendersela? Certi privilegi si pagano. Anche e soprattutto quello di lamentarsi senza ribellarsi.
Paolo Visnoviz, 29 gennaio 2012
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Legnostorto – 29 gennaio 2012