Emilio Fede è stato defenestrato dal Tg4 di Mediaset, alleluja!, sempre troppo tardi. Ma la notizia è che più di qualcuno gli ha dedicato delle gentili memorie, salutandolo con indulgenza e commozione. Non farò parte della schiera.
È stato un pessimo giornalista, ricordato più per le sue gaffes che per degli scoop mai pervenuti. Uno dei suoi servizi migliori, quando era ancora alla Rai, riguardava l’uso degli ormoni nei bovini e delle possibili ricadute sulla salute umana. Soprannominato “ammogliato speciale” per essersi maritato con Diana De Feo, figlia dell’allora vicepresidente della Rai, o “Sciupone l’Africano” per le sue abnormi note spese da inviato speciale per la Tv di stato in alcuni paesi del Continente Nero, in Mediaset lo si ricorda per aver creato il Tg4 e per essersi fatto prendere da giubilante entusiasmo quando la Prima Guerra del Golfo scoppiò proprio nel momento in cui era in onda: “Che fortuna!” esclamò, dimostrando tutta la microbica cifra umana di cui era capace e che, nei lunghi anni a venire, non ha mai mancato di manifestare. Come dimenticare Paolo Brosio, all’epoca di Mani Pulite, sul marciapiede davanti al tribunale di Milano, con qualsiasi tempo, spesso maltrattato ed incalzato in collegamento da un Fede maleducato, irritato e irritante, sempre offensivo? Furono 900 giorni terribili per il povero Brosio, forse per questo al primo viaggio a Medjugorje scoprì la Madonna, si convertì e cambiò vita. Probabilmente avesse incontrato un “arancione” sarebbe divenuto buddista, tanto deve essere rimasto traumatizzato.
Negli anni seguenti uno dei soprannomi più gettonati divenne quello di “Emilio Fido”, ad indicare il suo iperberlusconismo. Proprio per questo molti gli hanno dedicato un coccodrillo professionale molto indulgente, per spirito di corpo, per affinità politica. Invece proprio quelli che hanno creduto in Forza Italia prima, nel Pdl poi e nella possibilità di una rivoluzione liberale – malamente fallita – avrebbero il dovere di riconoscere nei tanti Emilio Fede di cui Berlusconi era circondato la parte peggiore di quella politica inquinata dai molti parassiti, mercenari di bandiera.
Fede è stato uno tra i peggiori di questi, ed è dimostrato da una famosa intercettazione telefonica con Lele Mora dove s’impegnava di chiedere a Berlusconi un consistente aiuto in denaro per il talent scout in difficoltà, a patto di trattenerne una parte. Il classico cane che morde la mano del suo padrone. Giusto cacciarlo a calci, quindi. Ed è pure poco, certamente troppo tardi.
Il suo TG4 faceva numeri ridicoli, probabilmente la milionesima replica della Corazzata Potëmkin avrebbe fatto meglio, ma a fronte di un beneficio propagandistico così modesto il danno politico che ha causato è stato incommensurabile.
Fede è stato una sciagura per Mediaset perché ha permesso a tutti i suoi detrattori di qualificarla come televisione berlusconiana tout court. Ed Emilio era lì a certificarlo, gettando l’ombra del sospetto su tutti gli altri giornalisti che si sforzavano di fare il proprio lavoro in modo obiettivo ed autonomo. Tutti ne furono colpiti, nessuno escluso, nemmeno Mentana ed addirittura Santoro – nel suo breve excursus nelle reti del suo preferito bersaglio – si salvarono. Non solo per questo, ma anche per questo Mediaset si sbilanciò a sinistra – almeno culturalmente – e Benedetta Corbi ne ha dato recente prova, quando dal comunque ottimo TgCom24 ha lungamente commentato come giusta e sacrosanta la decisione dell’Europa di condannare l’Italia per la cosiddetta politica dei respingimenti. Conformismo superficiale in scia al buonismo politically correct imperante, di certo non un esempio di berlusconismo, neppure strisciante. Lo sforzo di voler smarcarsi dal sospetto di posizioni vicine al centrodestra è stato ed è talmente evidente ed ossessivo, che non deve stupire se alla rete all news guidata da Mario Giordano abbiano assunto pure Laura Berlinguer, sorella di Bianca.
In Rai, proprio perché dall’altra parte c’era Fede a fare propaganda berlusconiana, hanno giustificato pletore sterminate di giornalisti iper faziosi di senso opposto. Tele Kabul esisteva perché c’era il Tg4, foglia di fico. Fede, con il suo pessimo Tg, costretto a ricorrere a dei pilotati fuori onda per elemosinare un minimo di share, ha contribuito a livellare verso il basso il panorama dell’informazione italiana.
Per questo non rimpiangerò Emilio Fede. E a chi gli ha tributato l’onore delle armi dico che non basta indossare la stessa divisa per meritare rispetto. Bisogna anche onorarla.
Paolo Visnoviz, 31 marzo 2012
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