Non è facile immaginare quale sarà l’Italia che avremo da lunedì prossimo, ma immagino non sarà più la stessa. Non credo che gli strilli di questa lunghissima, strana, schizofrenica campagna elettorale saranno stati in grado di distogliere dalla propria disperazione le troppe persone che hanno perso il lavoro o quelle che hanno paura di perderlo.
Troppa gente – quasi tutti – chi in un modo, chi nell’altro si rendono conto del macello che la politica europea e soprattutto quella italiana hanno causato. Danni talmente vasti, forse irreparabili, che nessuna demagogia, nessuna istrionica ricetta è in grado di camuffare.
Non il Pd che pensa oggi a smacchiare il Giaguaro quando – se solo avesse voluto – poco più di un anno fa si sarebbe preso con facilità l’intera pelliccia. Impossibile pensare che oggi non continui ad essere succube di ben noti centri di potere e sia di colpo divenuto in grado di difendere gli interessi delle aziende e del popolo italiani.
Nemmeno Berlusconi, già soppiantato da Monti – emissario di volontà sovranazionali -, sarà in grado di fare quanto sarebbe necessario per risollevare le sorti di questo Paese. Fautore della teoria che bisogni votare Pdl o Pd per rafforzare il bipolarismo, è stato il principale artefice dell’affossamento dello stesso, causando la polverizzazione delle forze politiche di centro-destra. È impossibile, infatti, trasformare un partito a guida carismatica se l’unico che ha il potere di farlo prende e se ne va a Malindi. A maggior garanzia di fallimento, anche nell’improbabilissimo caso il Cav. vincesse le elezioni, c’è l’ottuso ecumenismo politico di sempre e la conseguente alleanza con la Lega di Maroni. Partito che ha impedito la cancellazione delle Provincie e che ha voluto i ministeri del Nord. Ovvero, futuro scenario di paralisi certa.
Anche se con dispiacere, meritano una menzione speciale quelli di FiD che si sono fatti masterizzare da Giannino, personaggio che ha acquisito una credibilità pari a quella di Vanna Marchi. Bravo Zingales per aver avuto il coraggio di scoperchiare il pentolone prima accada l’irreparabile, ovvero prima del voto. Per quanto riguarda le ricette di detto movimento, più giusto sarebbe definirle “riformiste” invece di “liberali”; non per nulla hanno sempre guardato a Renzi con molta simpatia. Comunque hanno rappresentato – e continuano a rappresentare, anche se con ancora minore probabilità di approdare in Parlamento – una flebile fiammella nel buio pesto circostante. Peccato per i molti attivisti che ci hanno creduto e si sono spesi senza risparmiarsi.
Ingroia se avesse investito una modica cifra in un corso di dizione, forse oggi avrebbe qualche punto in più (o in meno). Dai sondaggi mi sembra sopravvalutato, ma non ho idea di quante persone credano veramente che i metodi della Stasi possano essere la soluzione per questo Paese. Vendola, poco più in là, arranca schiacciato sulle posizioni del Pd.
Grillo è un grande trascinatore, ma il suo programma – perfetto per uno show – sarebbe una iattura per il Paese. Il solo reddito di cittadinanza ci sparerebbe immediatamente a percentuali di debito pubblico giapponesi, impossibili da sostenere con una economia di tipo albanese verso la quale ci stiamo inesorabilmente avviando. Ma il fenomeno Grillo non necessariamente poggia su basi razionali, e molte persone lo voteranno solo per nobili fini, ovvero cacciare dal Parlamento la classe politica inetta che abbiamo avuto fin’ora, poi capiti quello che capiti…
Proprio la misura del successo di Grillo – perché il successo è certo, bisognerà solo quantificarlo – determinerà i futuri scenari politici. Nel caso piuttosto probabile di una maggioranza mancata o claudicante, potremmo assistere ad un governo di Salvezza Nazionale, partecipato da Pd e Pdl (il solo Monti potrebbe non bastare). Giustificato dall’emergenza contingente, dalla necessità di eleggere il prossimo presidente della Repubblica e – siatene certi – dall’imperativo di dover riformare la legge elettorale, ebbene, la riedizione della strana maggioranza, vestita del solito retorico e falso senso di responsabilità, si trascinerà stancamente di nulla in nulla, precipitando il Paese definitivamente nel baratro.
Questo scenario è meno lunare di quanto a prima vista si possa immaginare. Basterebbe infatti che Grillo ottenga una successo appena superiore alle previsioni per costringere le forze tradizionali a compattarsi, a fare fronte comune contro l’avanzata del “nemico in armi”. È solo l’extrema ratio, certamente, e prima verranno tentate tutte le alchimie possibili, ma è assai probabile che in caso di necessità, i navigati politici che ormai ben conosciamo non ci risparmieranno nemmeno questo. Si tratta di sopravvivenza. La loro.
Paolo Visnoviz, 22 febbraio 2013
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