Siamo onesti: rosichiamo. Mi ci metto in mezzo anch’io che nemmeno voto, ma mi becco ogni volta del “berluscones” solo perché critico il Pd. E allora va bene: rosico anch’io. Lo ammetto.
Rosico per la Serracchiani, la neo presidente della Regione FVG che a spoglio ancora in corso ha dichiarato: “Abbiamo vinto, ma senza Roma li avremmo asfaltati”. Noi rosiconi, ci saremmo accontentati dell’asfaltatura della terza corsia, per esempio. Magari senza distruggere quanto faticosamente fatto fin’ora solo per metterci i suoi fantaccini. Si chiamerebbe spoil system o meglio: “adesso la ciccia me la pappo io”, ma dato che l’operazione è fatta da quel genio della Serracchiani, allora non può che chiamarsi riqualificazione politica. La strada ha solo due sbocchi: la chiusura della struttura commissariale o l’affidamento del ruolo a un tecnico “puro”. Penati, per esempio, ha già una certa esperienza maturata grazie alla Milano-Serravalle. Fosse libero da altri, procurati impegni (nel senso di Procura della Repubblica), sarebbe perfetto.
E poi rosichiamo perché il Pd mica è un partito di plastica. Loro sono presentabili, non come quel puzzone lì. Non ci fanno fare brutta figura in Europa e nel mondo, loro. Prendi un Bersani, per esempio. Sì, quello che pare sarà il nuovo promoter della Moretti, la birra, ché la Alessandra lo ha deluso non votando Marini e il Nanni gli ha bocciato la smacchiatura del giaguaro. Ebbene, il Bersani, fece il giro delle 7 chiese andando in Europa e negli States a spiegare che, a giaguaro ormai smacchiato, avrebbero governato così e cosà. Iniziò il tour subito dopo la vittoria delle Primarie, quella splendida prova di democrazia data agli italiani e all’universo mondo per decidere chi sarebbe stato il prossimo segretario sacrificato al Berlusca. E le primarie come si fanno? Troppo facile far votare i tesserati, gli iscritti al Pd, no. Loro sono il Pd, la quintessenza della Democrazia, roba che Pericle era un fascista, quindi aperte a tutti, altrimenti l’immigrato dove lo metto? Aperte a tutti, tranne a quelli con la faccia da Renzi, s’intende. In fondo Aristotele era sì democratico, mica pirla.
Purtroppo, come recita un famoso detto: non dire smacchiato se non l’hai insaccato. Così, per due mesi, abbiamo rosicato a vedere il candidato Premier steso a pelle di Bersani pietire senatoriali voti ad un comico. Finì come sappiamo: prima segando Marini, poi facendo salire Prodi dall’Africa, impallinandolo in volo, come un tordo.
Rosichiamo eccome, quindi. Rosichiamo perché avremmo voluto essere lì a vedere la faccia della Merkel, di Barroso, di Hollande quando hanno detto loro che sarebbe venuto il nuovo presidente del Consiglio italiano e invece di Bersani si sono visti arrivare Letta, l’Enrico. «Willkommen, buenos días, bonjour… Pierluigi? Che occhi grandi che hai, hai pure gli occhiali…». «No, sono Enrico» disse il Letta «Bersani non si sente molto bene, ha un aspetto molto dimesso». «Urka!» disse la Merkel «però Berlusconi lo avete fatto fuori, nein?». «Ehm, quasi… ci stiamo lavorando.» rispose il nipote di Gianni «Dato che – come dissi un tempo – Berlusconi vale tot punti di spread, abbiamo ben pensato di farci il governo assieme.». Dalla figura di cucù, alla figura di pupù, insomma.
Come non rosicare, quindi? In pochi mesi sono riusciti a fare un governo a guida Dc, per segretario del Pd si apprestano a votare un Caronte socialista e sono riusciti a far ritornare il Pdl il primo partito d’Italia. Roba che, ad averla saputa, Goethe non avrebbe mai scritto del Werther, ma del Pd.
Paolo Visnoviz, 11 maggio 2013
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