IL MULTICULTURALISMO È MORTO

A pochi desta scandalo che il partito di Geert Wilders venga definito “xenofobo e razzista”, quando invece sarebbe più corretto chiamarlo semplicemente conservatore o ultraliberale. Stesso trattamento venne riservato a Jörg Haider, leader e fondatore del BZÖ (Alleanza per il futuro dell’Austria).

Il peccato originale di Geert Wilders è quello di proporre la riduzione del numero degli immigrati e tagli alla spesa pubblica per 18 miliardi di euro, oltre all’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 66 anni. Non ultima la proposta di vietare di indossare il burqa e il niqab. Attualmente è sotto processo con l’accusa di incitazione all’odio razziale. Avrebbe affermato in alcuni comizi che il Corano fosse come il “Mein Kampf” di Adolph Hitler e per aver definito l’Islam “fascista”. La sentenza è prevista per novembre.

Ben presto le forze islamiche si sono accorte che l’ideologia progressista sarebbe stata il suo cavallo di Troia per arrivare alle chiavi del potere. Infatti, l’Alleanza dei marocchini olandesi (Smn) afferma che il partito cristiano-democratico (Cda) possa «orgogliosamente restare fedele ai suoi valori, che includono il diritto di ogni individuo allo sviluppo», solo non formando un’alleanza con il partito di Wilders. Argomentazioni sovrapponibili a quelle dell’area progressista, per il momento rimaste inascoltate.

Stupisce che anche i giornali di area liberale spesso usino il termine di “insorti” per definire i terroristi iracheni. Aspetto non secondario dato che il magistrato Clementina Forleo, proprio in virtù della distinzione semantica tra le parole “guerriglieri” e “terroristi”, mandò assolti dei pericolosi eversori. In barba alle posizioni pollitically correct in tutto il mondo la destra-conservatrice avanza, fenomeno segnalato dall’illuminato TG3 come un “segnale di pericolosa intolleranza”. Stesso TG che ovviamente non accenna minimamente alla recente dichiarazione della Merkel: “L’approccio multiculturale ha fallito”.

Il lessico riformista è pieno di termini quali “tolleranza” e “integrazione”, ignorando che il musulmano non voglia l’integrazione, ma la libertà di religione. La sua, non anche quella degli altri. E la sua libertà di religione è inscindibile dalla sua concezione di società, perché la religione per il musulmano è la società. Non parlo, ovviamente, dei musulmani laici in quanto non determinano allarme sociale, violenza fisica e culturale, proselitismo, disprezzo e odio per gli occidentali. Identico discorso riguarda l’atteggiamento nei confronti dei rom, dove alcuni teorizzano che fornire loro una abitazione a canone agevolato possa risolvere tutti i problemi di convivenza civile e di una popolazione che non vuole vivere negli appartamenti, a nostro modo.

L’altra sera erano ospiti da “Otto e mezzo”, programma in prima serata di approfondimento de “La 7” condotto da Lilli Gruber, Franco Battiato e Pierangelo Buttafuoco. Sia il cantante che lo scrittore, con massimo giubilo della conduttrice, hanno affermato che l’attuale società fosse razzista e xenofoba. Stupidamente, in quanto tutti noi provenienti da Adamo e da quei tempi tutti egualmente migranti.

Ragionamento ineccepibile, ma allora lo si applichi fino in fondo. Si accetti la visione del mondo degli islamici anche a casa nostra, si accettino le segregazioni femminili, la sharia, gli omicidi delle ragazze che si ribellano a matrimoni combinati o abbigliamenti tradizionali. Non ci indigni una donna valga quanto 15 cammelli. Si giustifichi la pedofilia, se benedetta dal matrimonio. Si accettino le mutilazioni genitali femminili. Si condannino senza timore chi critica o irride il Corano. È giusto, siamo o non siamo illuminati, aperti e sogniamo una società multiculturale?

Pubblicato su Freedom24

17 ottobre 2010

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