Filippo Rossi, triestino, direttore di Farefuturo WebMagazine, diretta emanazione dell’omonima fondazione riconducibile a Gianfranco Fini, attuale Presidente della Camera.
Nato politicamente a destra, professionalmente ha iniziato negli anni ’90 in cronaca al “Tempo di Roma”, poi passato a “L’ Italia settimanale” di Marcello Veneziani, divenendo redattore quando la direzione passò a Pietrangelo Buttafuoco. Direttore news per “Radio 101” fino al 2003, quando con Luciano Lanna ha pubblicato un dizionario di politica e costume: “Fascisti immaginari”, rientrando così nel giornalismo politico. Dopo una breve esperienza come portavoce dell’ex ministro Claudio Scajola è approdato a Farefuturo.
Com’è composta FareFuturo, in quanti siete e come funzionano i compensi?
Oltre a me che ho la qualifica di direttore, ci sono tre redattori e moltissimi giovani collaboratori, questi ultimi inquadrati a borderau.
La collaborazione con “Il Secolo d’Italia” sembra molto stretta e in perfetta sintonia editoriale…
In realtà io sono assunto al “Secolo d’Italia” dove curo il “Domenicale” e ho una collaborazione con Farefuturo.
Gianfranco Fini veniva indicato dalla stampa come naturale successore di Berlusconi. Non sarebbe stato più logico ed efficace attendere la fine di questa legislatura, forse Berlusconi avrebbe lasciato o sarebbe diventato Presidente della Repubblica e Fini avrebbe avuto campo libero per cambiare il PDL in modo “morbido”, dall’interno e senza troppi scossoni?
In realtà non è stata mai così lineare l’individuazione di Fini come successore di Berlusconi, e ci sono sempre stati alti e bassi nel rapporto tra i due leader. Questa è una obiezione che potrebbe fare chi pensa la politica non sia fatta di contenuti. Il processo politico di Fini parte dall’insofferenza verso una degenerazione del berlusconismo divenuto propaganda – intesa come strenua difesa di un contenitore che in questo caso è essenzialmente una leadership – senza soffermarsi nel merito dei problemi. È proprio quando Fini ha cominciato a pigiare sull’acceleratore dei contenuti, che la differenza si è sentita alta e forte, rendendo la separazione inevitabile.
All’indomani del voto sul lodo Alfano e sul no a procedere nei confronti di Lunardi ci sono state parecchie proteste da parte della base. Proteste con toni e i commenti molto simili a quelli di area viola, grillesca o dipietrina. Non essendo FLI transitata ancora attraverso il voto è difficile tracciare l’identikit del sostenitore finiano ed esiste la possibilità che proprio i più rumorosi sostenitori di oggi possano, nel segreto dell’urna, votare in altre direzioni?
No, non è così. Io sono molto presente su Facebook e cerco di comprendere chi ci parla. Lo strappo finiano ha dato voce a un non-berlusconismo di destra prima sommerso dalla propaganda, portando alla luce un popolo da sempre insofferente alla leadership berlusconiana. Popolo che ora si sente rappresentato proprio da Fini. Detto questo non credo si possa fare un identikit dell’elettorato. Credo, essendo io molto di destra e quindi individualista, che ognuno di noi scelga chi votare di volta in volta, non sentendosi parte di un esercito schierato. È chiaro che gli ultimi passaggi politici di FLI abbiano attratto interessi diversi, non credo tanto quelli vicini all’area viola, piuttosto pescando in frange di una sinistra riformista delusa, in aree laiche di centro e in tante persone che hanno ancora una idea “alta” della politica non estremistica o propagandistica.
Se lo strappo di Fini ha dato la stura ad un dissenso di destra, è possibile ciò abbia creato anche un fenomeno opposto, spingendo alcuni laici del PDL a radicalizzarsi su posizioni berlusconiane?
No, non l’ho notato. Credo in questo momento il PDL e l’attuale leadership siano al capolinea. All’interno del partito molti berlusconiani sono “in attesa” e non svolgono alcuna azione politica attiva.
Quale legge elettorale?
Qualsiasi legge elettorale che non sia quella attualmente in vigore e che possa dare il diritto di rappresentanza ai cittadini è una buona cosa. Per questo credo possibile un accordo sulla riforma.
È la fine del bipolarismo?
Quello creato dal berlusconismo non è un bipolarismo. Il grande danno che ha fatto Berlusconi è stato quello di portare al potere forze che in qualsiasi Paese occidentale non starebbero nelle stanze dei bottoni. Per essere chiari, penso alla Lega Nord che considero un partito di estrema destra – in senso occidentale, non di tradizione italica che è tutt’altra cosa – con spinte razziste e xenofobe che in altre nazioni europee non rappresenterebbe una forza di governo. L’idea del “bipolarismo al viagra” di Silvio Berlusconi ha portato al “tutti dentro”, con la conseguenza di aprire le stanze del potere anche persone che in un Paese democratico non dovrebbero starci.
È nota la vostra avversione nei confronti della Lega, ma quale federalismo e quali soluzioni per il Sud sono possibili?
Il federalismo è una giusta sfida, ma il fulcro deve essere una unione tra diversi, non “separazione e secessione” come inteso dalla Lega Nord. Per arrivare ad una scelta federale bisogna prima acquisire la consapevolezza della realtà italiana della divisione sociale ed economica, ripartendo quindi da una sfida persa dall’Italia unita, ma che certo non può essere vinta rincorrendo a spinte secessionistiche.
Berlusconi ha dichiarato sarebbe necessaria una commissione d’inchiesta sull’operato di certa magistratura…
Credo nella separazione dei poteri dello Stato. Una commissione parlamentare d’inchiesta sulla magistratura aprirebbe solo un altro vulnus tra potere legislativo e giuridico.
Governo tecnico o al voto e quando?
Nei momenti di crisi ogni democrazia liberale deve ritornare alle regole scritte, nel nostro caso la Costituzione, che afferma ove esistesse una maggioranza alternativa in Parlamento si può formare un nuovo governo. Tutto il resto è inutile propaganda. Sono anzi convinto che qualora cadesse questo esecutivo sarebbero proprio molti deputati del PDL a chiedere un governo tecnico. Mie opinioni, ovviamente, anche se Fini ha rimarcato pubblicamente più volte le stesse posizioni.
Come mai si è saputo Fini fosse indagato per i noti fatti monegaschi solo ad inchiesta conclusa?
Perché è stato iscritto nel registro degli indagati lo stesso giorno della chiusura dell’inchiesta. Solo un fatto tecnico, fino al giorno prima non risultava indagato.
Posto cada il governo e fallisca il progetto di formarne un altro che affronti la riforma della legge elettorale, in campagna elettorale correrete da soli, vi alleerete con i riformisti, formerete una federazione di centro con Lombardo, Casini, Rutelli e Montezemolo?
Non so rispondere, però Futuro e Libertà è in una posizione molto “positiva” e con infinite possibilità di manovra. Sono convinto che se anche FLI si presentasse da sola potrebbe agevolmente superare l’attuale sbarramento al Senato. Il problema della sopravvivenza non è di Futuro e Libertà, ma di tantissimi deputati e senatori del PDL. In questo momento Berlusconi non può garantire la rielezione a tutti, anche per lo schiacciamento che il PDL subisce dalla Lega Nord. Non dimentichiamo che praticamente tutti i sondaggi indicano FLI intorno all’8%, quindi più o meno quanto valeva An, dimostrando inoltre che gli ex colonnelli di An contano abbastanza poco da un punto di vista elettorale.
Sembra Gianfranco Fini abbia fatto colazione più di una volta con James Murdoch, prove tecniche di terzo polo anche in TV?
Per quanto ne so Gianfranco Fini avrebbe fatto colazione una sola volta con Murdoch. È chiaro che in questo momento Sky è una garanzia per quanto riguarda il pluralismo dell’informazione. Di fronte ad un sistema mediatico occupato militarmente dalle forze berlusconiane, qualsiasi voce “altra” è un buon segno.
Nello scontro Fini/Berlusconi sembra di assistere non solo ad una contrapposizione politica, ma anche personale. Spesso anche i suoi articoli sono molto duri nei confronti di Berlusconi (recentemente un suo commento su Facebook: “Dietro la leadership, niente”). Veramente il berlusconismo è il male assoluto di quest’Italia?
No, non è il male assoluto, è il nulla assoluto. Politicamente parlando. Nulla di personale solo critiche politiche e sul merito.
Possibile però che in quindici anni Fini non abbia visto nulla di torbido nei comportamenti di Berlusconi, denunciandoli di conseguenza?
Non stiamo parlando di cose torbide, ma di critiche a Berlusconi che ha abdicato alla sfida di far politica. Non corrisponde alla verità storica che Fini non abbia mai criticato Berlusconi prima. Ricordo che i tentativi di Fini di limitare il potere berlusconiano nel centro destra sono stati numerosi, anche perdenti. Ma in politica la sconfitta ci può stare. L’esperienza dell’elefantino per esempio, con Mario Segni, dove si sperava di sorpassare in termini di consensi Forza Italia. Andò in tutt’altro modo, ma fu un tentativo forte di contrapporsi a Berlusconi, all’interno di una alleanza, ma da concorrenti. Parliamo di fatti accaduti nel 1999, non oggi. Quando i berlusconiani parlano di un Fini “impazzito” negli ultimi due anni, dimostrano memoria corta. Bisogna riconoscere che molti colonnelli si siano berlusconizzati, adattandosi allo stile politico di Forza Italia, mentre Fini di fronte alla costituzione del PDL parlò di “comiche finali” e fu spinto ad aderirvi proprio dal partito, dalla sua burocrazia. Però quella critica rimane. Negli ultimi anni il sistema di potere berlusconiano è degenerato. Alcuni scandali prima non c’erano stati, non c’era ancora stato il velinismo e, per intenderci, le igieniste dentali non venivano candidate. Questo ha innescato delle reazioni. Non era possibile immaginare che tutto il centro-destra italiano si sarebbe appiattito a questo stile politico. Berlusconi pensava che il PDL potesse divenire una Forza Italia allargata, proprietà privata del leader, ma ciò non era possibile. L’ultima volta che Berlusconi si è presentato da solo alle elezioni, Forza Italia era al 23,8%. Berlusconi ora dovrà ripartire da questo dato e non ha il consenso della maggioranza degli italiani, non l’ha mai avuto e oggi ne ha sempre di meno. È proprio lui, infatti, a temere il voto.
Lobbies, corporazioni, clientele, ecc. finiranno con il berlusconismo o sono sempre esistite e saranno destinate a paralizzare ogni futuro governo, anche con un diverso presidente del Consiglio?
La lobby di Berlusconi è egli stesso. L’anomalia del conflitto d’interesse è tutta qui. In qualsiasi sistema politico esistono le lobby e nessuno le criminalizza. Il problema si pone quando una lobby arriva al potere.
Cito da Wikipedia: “Fin dalla sua nascita la Fondazione Farefuturo, insieme a Generazione Italia e Area Nazionale, si pone come obiettivo la nascita e la rappresentazione di una destra progressista, laica e multiculturale e la collaborazione con i leader del centrodestra europeo quali Nicolas Sarkozy, David Cameron e Aznar, rispetto ai quali dichiara la propria vicinanza.” È un’affermazione ancora valida, anche dopo la politica delle espulsioni dei rom in Francia?
Ogni Paese ha il diritto di prendere delle decisioni autonome. Dichiarare vicinanza non significa dichiarare identità. L’espulsione dei rom – cittadini europei – è un nonsenso giuridico prima che morale. La libera circolazione in Europa non deve discriminare minoranze etniche. Su questo mi sento molto di destra, credo che la responsabilità sia individuale e che ogni Stato abbia il diritto/dovere di punire chi compie reati. La punizione però non può essere spostare i rom da un luogo ad un altro. Ma ciò non ha nulla a che vedere con la vicinanza di prospettiva strategica di una nuova destra occidentale che della modernità e della laicità fa i suoi capisaldi.
Nel frattempo e nel mondo la destra conservatrice avanza e anche Angela Merkel ha recentemente dichiarato come un certo modello multiculturale sia fallito. Non ve ne siete accorti o siete troppo avanti?
Le dichiarazione della Merkel non sono condivise da tutto il suo partito. La Germania è già un Paese multietnico e ha fatto della sua Nazionale di calcio il proprio simbolo di multietnicità. L’essere aperti al nuovo non significa nascondere le difficoltà o negare che gli extracomunitari creino problemi. L’immigrazione è un fenomeno epocale che va gestito politicamente, senza cavalcare – come fanno le destre estreme – la paura della gente. Bisogna accettare la complessità del mondo.
Andrea Verde, vostro ex-collaboratore è migrato a “Il Predellino”, accusandovi di mancanza di democrazia interna; Alfio Krancic, storico vignettista de “Il Secolo d’Italia” è stato silurato ed è ricorso a vie legali. Epurazioni?
Andrea Verde ha scritto forse cinque articoli per Farefuturo, quindi considerarlo un collaboratore assiduo mi sembra esagerato. Non sapevo nemmeno fosse passato a “Il Predellino”, anzi, non so nemmeno cosa sia “il Predellino”. Non lo leggo mai. Per Alfio Krancic non credo assolutamente sia stato cacciato da “Il Secolo d’Italia”, bisognerebbe andare a rileggersi le spiegazioni date dal direttore Flavia Perina. Io non ricordo, ma so che non c’è mai stato alcun ostracismo nei confronti di Alfio Krancic. Non credo vi siano ragioni di carattere politico, ma personali.
È universalmente nota la vostra inflessibile battaglia per la legalità e in difesa della magistratura. Tra i fondatori della Fondazione Farefuturo anche l’allora Amministratore Delegato di Consip SpA, indagato per turbativa d’asta e rivelazione del segreto d’ufficio nell’assegnazione di gare d’appalto riguardanti servizi di pulizia, vigilanza, rifiuti speciali in Puglia e non solo. E’ imbarazzante?
Nessun problema. Essere per la legalità non significa non essere garantisti. La giustizia farà il suo corso.
Alcuni affermano che “Il futuro della libertà” non sia stato scritto da Gianfranco Fini, ma da Aldo Di Lello e Fabio Torriero. Fini almeno lo ha letto?
Io so per certo che questo libro l’ha scritto lui.
1 novembre 2010