Quello cui stiamo assistendo in questi giorni, in un crescendo continuo che va avanti ormai da mesi, è qualcosa che è senza precedente alcuno, né in Patria né altrove nel mondo. Mai si era vista una concentrazione di attacchi mediatici, giudiziari e politici nei confronti di un’unica persona di tale dimensione e violenza.
La trasmissione “Vieni via con me”, di ieri l’altro su RAI3, venduta come libertà d’espressione, satira e alto momento culturale, è stato invece uno spettacolo da agit-prop. È andata in scena un’Opera da tre soldi priva delle musiche di Kurt Weill, dal medesimo significato di condanna morale, ma interamente indirizzato ad un sol uomo: il Berlusconi-tiranno dei nostri tempi.
Benigni ha rappresentato, con la sua canzone, l’uomo che tutto possiede: ville, televisioni, attori, attrici, giornali, Camera, Senato, Quirinale. E ancora, Consiglio Superiore della Magistratura, Corte Costituzionale, tutte le donne e tutti gli uomini. Ha mischiato vero, verosimile, illazione. Tutto insieme in un unico minestrone, spacciandolo per satira. Ma di satirico, quella canzone, non contiene proprio nulla. È la vecchia storiella dell’uomo nero che si raccontava ai bambini, solo che al posto dell’uomo nero ci ha messo il nano di Arcore e al posto dei bambini gli italiani tutti. Sono tanti quelli che a quelle parole, a quel ritratto, credono incrollabilmente. Anzi, erano proprio quelle le parole che volevano sentire, acriticamente. Anni di Santoro, Ballarò, di editoriali sparati dal Manifesto al Corriere, da Repubblica all’Unità hanno convinto intellettuali e uomini della strada. Tutti ormai ripetono come automi: pedofilo, puttaniere, mafioso, corruttore. E a furia di ripeterle, quelle parole divengono sempre più vere.
Saviano è partito in un monologo contro la macchina del fango, vera e propria gogna pubblica spettante a tutti quelli che si metterebbero contro questo governo, cercando di spiegare in modo piuttosto confuso cosa sia. Gli esempi arrivano e sono Boffo e Fini, ovviamente. Non Noemi, D’Addario, Antigua, Ruby, i filmati e le foto fin dentro a casa del Premier. Arriva addirittura a dire che la fabbrica del fango (quindi stessa mano) toccò in sorte a Falcone. Perfettamente in armonia con la tesi dell’accordo Stato/mafia di Ciancimino, Travaglio, Santoro & C. Peccato quelli che infangarono Falcone siano oggi proprio dalla parte di Saviano. Repubblica, Santoro e Leoluca Orlando in testa. Un totale, spudorato, incredibile capovolgimento della realtà, avvertendo pure la democrazia sia in pericolo. Caspita!, almeno impara meglio la parte, verrebbe da dirgli. Invece no, la parte la conosce alla perfezione e dice proprio quello che doveva dire e quello che il pubblico voleva sentirsi ripetere. Solo un tassello, uno dei tanti, di una macchina da guerra che non è gioiosa, ma piena d’odio, che si è messa in moto da tempo e che ormai sembra inarrestabile.
Napoli, i rifiuti, Terzigno, mica vorrete veramente credere si tratti di moti spontanei, che tutto sia avvenuto per caso e proprio in questo momento? Non crederete mica si tratti di un problema logistico/organizzativo e di qualche discarica che “puzza”? Qualcuno ha soffiato sul fuoco, ha aizzato gli animi, ha lavorato non per risolvere il problema, ma per crearlo. Gioco facile in un paese come Terzigno dove imperano abusivismo e il 40% dei redditi arrivano dall’Inps sotto forma di pensioni, invalidità e indennità di disoccupazione.
Fini è parte di questo gioco, sponsorizzato – come disse Arpisella nella famosa intercettazione con Porro -, dagli stessi che manovrarono la D’Addario. Napolitano benedice il crollo di Pompei, così da spostare l’attenzione da quella che è una crisi istituzionale senza precedenti e per la quale non ha speso una sola parola: un Presidente della Camera che attacca frontalmente un Presidente del Consiglio, chiedendone la testa. Cosa mai viste prima e al di fuori di tutte le regole.
Non illudetevi che, caduto Berlusconi, si ritorni alle urne. Non ci lasceranno andare subito al voto, si chiamerà in causa l’emergenza nazionale, la necessità – falsa – di modificare la legge elettorale e passeranno così mesi, forse anni. Nemmeno la Lega, ultima roccaforte della speranza per molti berlusconiani, potrà opporvisi. Bossi, vecchio, fisicamente provato, contaminato fin dentro il suo partito da un antiberlusconismo sempre più forte, verrà messo nell’angolo. Forse verrà accontentato da un federalismo edulcorato, solidale. Qualcuno, i soliti, protesteranno. Ci saranno dei moti di piazza spontanei, poca roba e in stile famiglia Brambilla in vacanza, e tutto finirà lì. I berlusconiani non sono la Fiom o i centri sociali. Nel frattempo, dagli organi di stampa e dalle TV le cose inizieranno ad andare meglio, si respirerà un altro clima, spariranno d’incanto urla, strilla, scandali, troie e trans. Saremo nella terza Repubblica, senza quasi accorgercene e assomiglierà terribilmente alla prima. Manca poco.
10 novembre 2010