«BUFALE E FANGO»

Ha fatto scalpore “Metastasi”, l’ultimo libro di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli contenente rivelazioni shock sull’infiltrazione delle mafie al Nord. Il libro – si legge nell’introduzione – è basato sulle confessioni dall’ex pentito Giuseppe di Bella, amico d’infanzia, a lungo braccio destro e consigliere di fiducia di Franco Coco Trovato, capo della ‘ndrangheta del lecchese e chiarisce i legami fra politica nazionale, ‘ndrangheta e istituzioni locali della Lombardia.

Falso. Secondo l’ex maresciallo di Lecco Paolo Chiandotto che ha condotto numerose indagini su “Pippo” Di Bella, arrestandolo due volte, il pentito era una figura marginale. Sicuramente uno che ha fatto dei lavoretti per Coco Trovato, ma un pesce piccolo. «Abbastanza ambiguo. Si accompagnava a delinquentelli del territorio, insomma non gli davo molto spessore», afferma l’ex maresciallo in un intervista rilasciata alla “Gazzetta di Lecco” in data 11 dicembre 2010. Non proprio il “braccio destro” e addirittura “consigliere” del boss, quindi. Ancora più duro l’ex procuratore capo Stanislao Franchina, che parla di vere e proprie «bufale», di «fango» e di «abuso di libertà di stampa», accusando direttamente gli autori di «vagare tra le nuvole.»

Nuzzi e Antonelli avvertono il lettore che i pentiti non sono degli oracoli e non diffondono la verità rivelata, ma subito dopo incensano Di Bella affermando come sia stato ritenuto credibile da molti magistrati e come le sue rivelazioni abbiano permesso l’arresto di decine di affiliati alla ‘ndrangheta. Vero, in processi passati in giudicato, storie vecchie. Nulla a che vedere con queste nuove dichiarazioni, non verificate da alcun magistrato. Inoltre – sempre secondo gli autori – deve per forza essere attendibile in quanto si accusa da sé, rischiando di riaprire la partita con la giustizia, riferendo notizie di prima mano. Gli autori si sono convinti di essere di fronte ad uno scoop, tanto da inviare la prima copia del libro a Giancarlo Capaldo, capo della Direzione distrettuale antimafia di Roma, perché “nel corso dei capitoli vengono denunciati gli esecutori di reati ancora sconosciuti e svelati i possibili mandanti di omicidi rimasti insoluti.” Per questo il libro nasconde alcuni nomi sostituendoli con lettere dell’alfabeto greco.

Per rendersi conto di quanto Di Bella – sempre secondo i giornalisti – sia affidabile, basta leggere alcuni passaggi. Pezzo forte nei rapporti tra malavita e politica è la parte che chiama in causa addirittura il senatore Roberto Castelli. L’importante esponente leghista non viene mai nominato, ma il profilo di “Gamma” gli calza a pennello. Clamorosa pure la rivelazione su Gianni Versace: «la morte di Versace è stata tutta una messa in scena, in realtà lui si trovava a Zurigo quando venne commesso l’assassinio di Miami. È ancora vivo.» Invece e purtroppo, Gianni Versace venne assassinato il 15 luglio 1997 da uno squilibrato sugli scalini della propria abitazione a Miami Beach. L’assassino, un certo Andrew Cunanan, si suicidò prima di essere catturato dalla polizia. Delirante pure la narrazione dell’incontro su uno yacht al quale Di Bella avrebbe direttamente partecipato: «Sulle poltrone, oltre il corridoio, c’è seduto Giulio Andreotti. Al suo fianco, e di fronte a Brusca, l’ex presidente della Repubblica Giovanni Leone. Poi in piedi altri che non conosco. Persone distinte. C’è uno che assomiglia ad Amedeo Nazzari.»

Il libro non è solo una fredda narrazione, relata refero, ma una ricostruzione suggestiva di un quadro d’insieme, non priva di parallelismi assurdi e pretestuosi. Raccontando del caso di Pietro Fiocchi (imprenditore nel campo delle munizioni sequestrato e poi rilasciato dietro il pagamento di un riscatto), si afferma che i rapimenti degli anni ’70-’80 al Nord siano stati uno strumento di intimidazione delle istituzioni, quanto oggi il recente ritrovamento di un bazooka davanti al tribunale di Reggio Calabria. Secondo Di Bella, Fiocchi verrà invece rilasciato per divenire un “facilitatore di impresa” e per aiutare politicamente il clan. Rari esempi di bassezza si registrano nel racconto del caso Stucchi, riaprendo una vecchia e dolorosa storia di un rapimento i cui colpevoli sono stati individuati e condannati. Si racconta un’altra verità, infamante, appresa da un altro malvivente durante una partita a boccette, dove si indica come mandante del rapimento addirittura la moglie. Ovviamente gli autori non si sono scomodati di sentire le famiglie interessate o gli investigatori dell’epoca che avrebbero facilmente potuto smentire dette affermazioni.

Probabilmente ci troviamo di fronte ad una comunione di interessi. Da una parte un pentito che con le sue dichiarazioni – senza rischiare nulla perché rivela di fatti caduti in prescrizione – vuole ottenere qualcosa o forse è semplicemente pazzo; dall’altra degli autori probabilmente senza scrupoli disposti a qualsiasi cosa pur di vendere, nulla verificando, mettendo così del fango in un ventilatore, incuranti di colpire nuovamente alcune vittime di fatti tremendi.

Non è un libro che risveglia l’attenzione su intrecci tra mafie, politica e società civile, ma al contrario si tratta di un testo che ridicolizza queste ipotesi portandole nella sfera della fantascienza, facendo un danno a quanti combattono seriamente questi fenomeni.

Una curiosità: il libro è già in Rete nei circuiti illegali. Lo si trova abbastanza facilmente nei circuiti peer-to-peer o nei soliti siti-container, confuso tra tonnellate di MP3 di scarsa qualità e migliaia di film porno.

Paolo Visnoviz
29 dicembre 2010

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