GIORNO DEL GIUDIZIO

E’ la vigilia della convocazione della Direzione Nazionale del Pdl. Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e tutto lo staff dirigenziale (meno Renato Schifani, assente per impegni precedenti), potranno confrontarsi in una prova di forza che sarà senza esclusione di colpi.

Negli ultimi dieci giorni le posizioni dell’ex presidente di Alleanza Nazionale sono sostanzialmente mutate. S’è passati dalle selvagge picconate arrivate al culmine nell’incontro con Berlusconi, dove ha minacciato la costituzione di gruppi parlamentari autonomi, a posizioni molto più morbide.
Quello che è cambiato è la perdita dell’esercito: 75 parlamentari riconducibili all’area finiana si sono schierati col Cavaliere. Gli altri, una cinquantina, hanno prodotto un documento che definire edulcorato è dir poco. Dalla dichiarazione di secessione al piagnucolante rivendicare il diritto di battere i piedini per terra.

L’elettorato è basito. Ha assistito allo scontro tra Lupi e Bocchino e non ha gradito, ma per il momento osserva e non rumoreggia più del necessario. Attende la resa dei conti.

Per il Presidente del Consiglio il problema non è semplice: mettere alla porta Gianfranco significherebbe ritrovarsi addosso tutta la stampa gauche caviar e no, pronta ad additarlo come dittatore e dando così sponda a Fini. Di certo non può finire tutto a tarallucci e vino. Lo scontro tra finiani e berlusconiani ha raggiunto toni inaccettabili. Non prendere provvedimenti, adesso, è impensabile; l’azione di governo è paralizzata, senza contare che discutere di riforme, in questo clima, è semplicemente impossibile.

Le dichiarazioni di Berlusconi, contrarie a permettere la nascita anche solo di una corrente all’interno del Pdl, sembrano andare nella direzione di non concedere nulla al Presidente della Camera se non le Forche Caudine. Sperando così Fini se ne vada da solo.

Pubblicato su Freedom24
21 aprile 2010

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