BERLUSCONI VENGA ARRESTATO

Sembra viviamo in un epoca in cui le parole hanno perso di significato. E’ da tempo ormai che troppi urlano ed usano termini impropri ed eccessivi per farsi ascoltare; tipica pratica ad uso dei tanti guitti che affollano il piccolo schermo, ossessionati dallo share, i quali non esitano a ricorrere a risse verbali e non, insulti, urla e turpiloqui vari. I quotidiani non ne escono meglio e sempre più spesso non si fanno scrupolo di sconfinare in campi certamente più consoni alla stampa scandalistica. Abbiamo fatto il callo a talk-show politici e di costume che per ottenere audience fanno intravedere scenari con scarsi fatti e con troppi verbi al condizionale.
I pochi che ragionano con pacatezza, con toni moderati e che non sono disposti a ricorrere a questi trucchi da saltimbanchi vengono accusati, ben che vada, di cerchiobottismo e vengono sommersi dal coro di urla generali.

Sarà forse per questo che, salvo rare eccezioni, le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso – appena riconfermato nell’incarico – hanno fatto meno rumore di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi.
Così Grasso davanti ai rappresentanti dell’associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili: “Nel ’93, Cosa Nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione che ebbe nelle bombe di Roma, Milano e Firenze soltanto il suo momento più drammatico. Ma ci sono tanti altri episodi da ritirare fuori e rileggere insieme”. Grasso ha affermato che le stragi del ’93 furono fatte per spianare la strada a “nuove entità politiche” nel momento in cui Tangentopoli aveva appena segnato la fine dei grandi partiti, dalla Dc al Psi. “L’attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato assumeva una duplice finalità: orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e organizzare azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad un’entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l’intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli”.

Di fronte ad affermazioni di questo tipo non si può certo far finta di non aver udito. Non si tratta di rispondere alle domande di Repubblica e di essere chiamati a chiarire i rapporti con escort o con diciottenni. Si tratta di opporsi ad un teorema che vedrebbe il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi come mandante delle stragi di Firenze, di una precisa strategia dove la mafia avrebbe concorso per favorire l’ascesa del partito politico del Cavaliere, Forza Italia.
Affermazioni non proferite da Santoro o Travaglio, ma dal Capo della Procura Nazionale Antimafia, da colui il quale ha coordinato proprio le indagini per strage del ’92 e ’93.

Parole in libertà di questa pesantezza non sono ammissibili, per gravità e per tale autorevole provenienza. Fossero supportate dai fatti, Berlusconi venga arrestato. Quando così non fosse, Piero Grasso, nel migliore dei casi incosciente della portata infamante delle sue opinioni, venga immediatamente destituito dal suo incarico.

Delle due l’una, perché un silenzio minimalista da parte del Presidente del Consiglio non sarebbe tollerabile. Assomiglierebbe troppo ad un’ammissione di colpa.

Pubblicato su Freedom24
31 maggio 2010

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