Se c’è una cosa che dovrebbe garantire questo sistema elettorale, questa è la linea politica di un partito. La mancanza di preferenze dovrebbe impedire l’accesso a posizioni di responsabilità di schegge impazzite. Per logica, il partito dovrebbe nominare i più fedeli e capaci, quelli di provato credo partitico. Non significa cieca obbedienza, ma affinità di idee, comunanza di obiettivi e metodi. In breve, il senso di appartenenza ad una idea politica comune.
Questa si forma culturalmente, per affinità, per confronto, anche per scontro di tesi però conciliabili e tendenti ad una sintesi. Gli strumenti sono sempre stati gli organi d’informazione e ogni luogo di aggregazione: dalla funzione domenicale, alle scuole e università, alle mense delle fabbriche, ai circoli di partito.
L’arrivo di Berlusconi ha sovvertito quest’ordine delle cose, mandandole in soffitta. Il berlusconismo ha creato una rapporto diretto con la base elettorale, mutando linguaggio e rendendo inutili le mediazioni. Indubbiamente il vecchio sistema partitico era troppo ingessato, autoreferente, completamente avulso dalla quotidianità e dai problemi del Paese. Ma se sono cambiati i tempi, i linguaggi e i metodi, ciò è avvenuto solo in alcuni momenti topici della vita politica della Nazione, in particolare durante i periodi elettorali; poi la politica ritorna criptica, più attenta ai giochi di Palazzo che ai problemi del Paese.
Prova ne è che neanche con questo sistema elettorale, teoricamente privo di “dissidenti” incidentalmente giunti al potere, la politica sembra in grado di governare.
Mentre Governo e (addirittura) il Presidente della Repubblica si occupa del caso Brancher (e vorrei sapere quanti cittadini di questo dovrebbero appassionarsi), le Regioni si agitano contro la manovra. Nel primo caso mi cadono le braccia, nel secondo anche qualcos’altro. Vorrei che qualcuno spiegasse al popolo del PDL come, dopo aver ottenuto finalmente la maggioranza alla Conferenza delle Regioni, queste marcino, Formigoni in testa, contro la manovra correttiva richiestaci dall’Europa e formulata da Tremonti.
Ma questi, qualche volta si parlano? E se sì, si comprendono? Stiamo parlando di Formigoni e Tremonti, non di Galan e Padoa Schioppa. Uomini di punta del PDL, uomini al quale il “popolo”, almeno quello elettorale di centro-destra, dovrebbe guardare come a dei riferimenti per la linea politica del partito.
Se la politica del Governo non riesce a spiegarsi nemmeno ai Governatori, come si può pretendere che gli innumerevoli sindaci, assessori, amministratori di periferia ne possano esserne interpreti?
Quale uniformità di scelte ci si può quindi attendere da due sindaci di diverse città, anche se entrambi pidiellini, di fronte ad un analogo problema?
Manca completamente il partito, l’organizzazione, la comunione delle idee. Il tesseramento, lanciato in grande stile, con l’obbiettivo ambizioso di raggiungere i due milioni di adesioni è, secondo alcuni fermo a 18mila, 44mila secondo altri. Neanche il 2,5% dell’obbiettivo dichiarato. Chi dovrebbe occuparsene ne risponde di questo flop? Cosa raccontano a Berlusconi, che va tutto bene, che le tessere fioccano? Dov’è la tanto sbandierata “logica aziendale”?
Che fine hanno fatto i Circoli della Libertà? L’home page del sito riporta in primo piano un articolo “NASCE LA COSCIENZA DEGLI ANIMALI” datato 13 maggio. La rassegna stampa è una raccolta di articoli sulla Brambilla. Una scatola vuota.
Idem per la neonata Fondazione Liberamente, da dove si può scaricare il modulo di adesione e un link ad una petizione per la modifica dell’articolo 41. Come se per semplificare la burocrazia per le Aziende bisogni partire da questo. Basterebbe molto, ma molto meno.
Comunque se volete aderire vi costa 100,00 Euro, 50 se siete meno di trent’enni. Ma per aprire una pagina su Facebook non serve neanche quello. Chiunque può farlo, nessuno controlla. Come al solito logo e simboli non sono né tutelati né controllati. Quindi qualsiasi individuo può farsi interprete e referente della linea politica del partito. Infatti, vecchie conoscenze trovano varchi per ritornare alla carica. Ma su questo argomento mi riprometto di ritornare.
Tutto continua con l’impressione di un estremo dilettantismo e senso di totale abbandono. Ciò è possibile solo perché abbiamo delle opposizioni che non sanno nemmeno cosa sono e cosa vogliono. Il PD si straccia le vesti per la legge sulle intercettazioni, definita “bavaglio”, dimentico che ne aveva presentata una analoga. L’IDV è più preoccupato dei guai giudiziari di Di Pietro che di fare politica. A Grillo ormai daranno la nazionalità keniota, tanto è assente. Casini ha il problema principale di non saper più con chi è alleato. Fini sembrava l’Arma Finale, ma non se lo fila più nessuno, a parte gli eroici Campi, Rossi e Verde, con Perina in resta.
Anni fa si dava la colpa dell’ingovernabilità ai scarsi numeri in Parlamento o al Senato. Oggi la colpa di chi dovrebbe essere se il Paese continua a vedere la propria sburocratizzazione, la propria modernizzazione, l’infrastrutturazione e le tanto agognate riforme sempre più lontane?
Propongo Lippi Premier e Berlusconi CT della Nazionale. Tanto, peggio di così…
Pubblicato su Freedom24
26 giugno 2010