TUNISI – MARSIGLIA

Bene, il Colonnello è un mostro da abbattere, però sarebbe stato carino se ci avessero avvisato. Forse con un po’ di troppa disinvoltura, ma con molto impegno e fatica, avevamo appena stipulato un trattato d’amicizia con il raìs. Pensavamo gli affari si dovessero fare con chi è in sella e mica sapevamo che Sarkozy avesse tutt’altri piani. Giusti e nobili, per carità: abbattere il tiranno e portare la libertà in Libia. Siccome a Sarkò non gli piace vincere facile ha pure cercato di persuaderlo ad armarsi meglio, tentando di rifilargli nuove armi. Purtroppo gli è andata buca e allora deve aver ben pensato di dargli una dimostrazione dell’efficienza degli ormai famosi caccia “Rafale”, che solo otto mesi prima cercava di vendergli, mandandoli a bombardarlo.

Proprio non ce lo aspettavamo. Sapevamo che il dittatore fosse una birba d’uomo, ma pensavamo avesse messo la testa a posto. Di certo non dovevamo essere stati i soli a pensarla così se il Colonnello è stato presidente dell’Unione Africana fino a gennaio del 2010. L’Assemblea dell’UA ha facoltà d’intervento diretto per gli Stati che si rendono colpevoli di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Inoltre promuove i princìpi democratici, lo sviluppo sostenibile e difende i diritti umani. Hanno eletto Gheddafi perché serviva un disegnino?

Distratti pure devono essere stati all’ONU, dato che la Libia solo fino a pochi mesi fa era apprezzato membro del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Nel 2003, quando il Consiglio si chiamava ancora Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la Libia venne addirittura eletta alla sua presidenza, con 33 voti a favore, 17 astensioni e solo tre contrari (Usa, Canada e Guatemala). Quante penne hanno rubato per meritarsi la risoluzione ONU 1973/2011, quella che condanna la Libia alla no-fly zone (divenuta no-drive zone) e impone l’immediata protezione dei civili (col kalashnikov)?

In un mondo globalizzato anche l’informazione lo è. Bisogna attrezzarsi e fare sistema, quindi le notizie si prendono come arrivano, acriticamente. In prima pagina vengono così sparate le 10mila inesistenti vittime raccontateci da al Jazeera e una vecchia foto di un cimitero libico viene spacciata per “fosse comuni”, per di più vuote. Orrore! La cornice è pronta, ai francesi prudono i “Rafale” e la guerra può iniziare. Che caspita, mica si tratta di balle!, le vittime arriveranno (ed infatti arrivano). La stampa ha fatto solo uno scoop in anteprima.

Mentre, complice l’informazione di casa nostra entusiasta del Ghibli di libertà che spira dal Nord del Sahel, l’Europa ci guarda storto per la nostra inumanità per come trattiamo gli immigrati, Lampedusa è rimpinzata non di libici, ma di tunisini. Non possiamo nemmeno protestare troppo, siamo recidivi. La nostra politica dei respingimenti è stata più volte condannata da tutti, dentro e fuori i patrii confini. «In molti casi, le autorità respingono i migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi». Così si esprimeva, indignato, nel settembre del 2009 Navi Pillay, Alto Commissario Onu per i diritti umani.

Questi migranti se potessero non starebbero in Italia, ma andrebbero in Francia, aspirazione abbastanza ovvia dato che sono genti francofone. Ma i francesi, gli stessi francesi che combattono per la libertà e i diritti civili del popolo libico non li vogliono, e quelli che arrivano a Ventimiglia vengono impietosamente rimandati indietro.

Ma forse i francesi non hanno capito e pure loro hanno bisogno di un disegnino. Potremmo allora far salire i migranti direttamente sulla Cotunav, il traghetto tunisino che fa abitualmente la spola tra Tunisi e Marsiglia e mandarglieli direttamente. Che caspita, mes amis, quale migliore occasione per dimostrare il vostro amore per i diritti umani e insegnarci una volta di più come si deve fare?

Paolo Visnoviz, 26 marzo 2011

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