È domenica mattina e non ci sono ancora i dati dell’affluenza alle urne delle 12:00, ma scommetto il quorum non verrà raggiunto. La gente è stanca di questa politica tanto strillata quanto inefficiente. Le recenti amministrative hanno proprio detto questo. I referendum in realtà sono cinque: due sull’acqua, uno sul nucleare, uno sul legittimo impedimento e, non presente sulla scheda, uno contro Berlusconi. Uno sputazzo al Cav non si nega mai, ogni occasione è buona. Come diceva giustamente Feltri, anche si raggiungesse il quorum cosa cambierebbe? Nulla, appunto. Sapremmo che circa metà degli italiani non sopportano Berlusconi. Che novità!
Quanto spreco di denari, tempo e parole per dei referendum inutili, non solo perché superati dai maneggi del Governo, ma perché contraddicono il buonsenso! È mai possibile che in questo Paese la politica non sappia farsi carico di un serio piano energetico e, addirittura, della gestione di una risorsa ovvia, banale, scontata e – almeno in Italia – abbondante come l’acqua? Il governo, in una democrazia rappresentativa, dovrebbe occuparsi proprio di gestire la cosa pubblica, eletto per operare delle scelte nell’interesse della collettività. Si tratta di amministrazione di routine, mica di scelte di costume o morali che investono le coscienze dei cittadini quale invece è stato il referendum sul divorzio o, potrebbe esserlo, una eventuale decisione su eutanasia sì o no.
Un governo decide – meglio: dovrebbe decidere – come gestire l’acqua, se la scelta si rivelerà erronea si cambierà legge e metodo. Nessuno ci obbligherà a lavarci con la Ferrarelle, credo, e se la scelta operata si rivelerà sbagliata si cambierà. In un Paese normale si fa così. I francesi avevano privatizzato l’acqua, non è andata bene e hanno girato pagina. Non mi sembra le banlieues siano esplose per questo.
Invece di lacerarsi per il sesso degli angeli, se il privato possa gestire o meno l’acqua, magari guadagnandoci, non sarebbe stato meglio incazzarsi perché una regione come la Sicilia tutta è costretta a vivere con autoclavi e serbatoi sui tetti delle case? Ma neanche a Mogadiscio accade una simile indecenza! Invece di preoccuparsi da chi, bisognerebbe preoccuparsi di come viene erogato un servizio, se è gestito bene o male. E chi lo gestisce – come in Sicilia e in altre regioni d’Italia – male, con disinteresse, con sprechi e inefficienze (quando non peggio) bisognerebbe andare a prenderlo con i forconi. Pubblico o privato che sia.
Gli italiani però sono gente saggia e sanno che tutto questo polverone sui referendum è tutta una farsa. Per questo si difenderanno dalla malapolitica e dal malgoverno come hanno sempre fatto: con quella sana indolenza che gli farà preferire un po’ di svago in una bella giornata di sole all’ennesimo referendum su Berlusconi.
Forse e invece verrò impietosamente smentito dai risultati. Può darsi. Nel qual caso chiedo scusa, ma mi si è rotta la palla di vetro.
Paolo Visnoviz, 12 giugno 2011
Ripreso da Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
12 giugno 2011