CAVERNICOLI


Alcuni sono rocciosamente convinti il sistema democratico sia il migliore possibile. Io no. Per prendere decisioni utili ad una società, ovvero per scegliere in modo cosciente quali leggi siano le migliori, quali le norme più efficaci per il progresso comune, sarebbe necessario che ogni individuo avente diritto di voto sia informato e competente sull’argomento del contendere. Per questo i risultati dei referenda, quali gli ultimi da poco archiviati, non hanno mostrato la decisione di un popolo cosciente, ma le pulsioni emotive di milioni di disinformati o, peggio, talebanizzati.

Siamo ben lontani dalla vagheggiata possibilità, pur avendone tecnologica capacità, dal raggiungimento di una democrazia partecipativa allargata, una e-democracy, che permetta ad ogni cittadino di essere parte attiva alle scelte del Paese. È già molto se il popolo-bue è in grado di mettere una croce su un simbolo di partito per il quale prova più o meno simpatia, convinzione o meno puzza.

Gli altri sistemi di governo che nei secoli e millenni si sono avvicendati hanno però fatto di peggio, pertanto questa difettosa democrazia rappresentativa bisogna tenersela e, rispettandola, cercare se possibile di migliorarla.

La libertà di ognuno è sacra. Chiunque voglia nutrirsi di sole rape, evitare di usare mezzi di locomozione inquinanti, riscaldarsi con i soli falò deve essere libero di farlo, a patto non obblighi pure agli altri a mangiare tuberi, andare a piedi e raccogliere legna. La democrazia altro non è che il rozzo tentativo di evitare proprio questo, facendo prevalere le libertà dei più a sfavore dei particolarismi dei meno. Di fatto una dittatura della maggioranza, ma sempre meglio che una tirannia della minoranza. Chi esce da questo semplice meccanismo si pone automaticamente su posizioni antidemocratiche.

I No Tav altro non sono che questo: antidemocratici. Degli sfigati, rozzi e violenti che culturalmente sono fermi all’età della pietra, incapaci di dialogare con il resto della società civile e di accettare le scelte della maggioranza.

I vari capi-popolo, quali Beppe Grillo, Alberto Perino, Lele Rizzo, ma anche esponenti del mondo culturale come i vari Caparezza e Subsonica sono direttamente responsabili della guerriglia di ieri che ha provocato 188 feriti tra le forze dell’ordine di cui due gravi. Tra loro ci sono un Primo Dirigente, 5 Funzionari, 130 operatori dei Reparti Mobili; 37 carabinieri; 15 Finanzieri. È stato pure ferito un operaio presente in un cantiere. A questi porgo la mia incondizionata solidarietà e riconoscenza. Tra i dimostranti solo una decina sono stati costretti a ricorrere al pronto soccorso. Ma vi è una sostanziale differenza, non solo data dall’evidenza numerica, bensì determinata dagli intenti. I primi svolgevano il loro lavoro, i secondi sono i volontari aggressori.

Chi si rende artefice di simili violenze deve essere trattato da criminale comune, senza attenuante alcuna. Troppo spesso l’alibi della lotta politica ha permesso, in questo Paese, di garantire a questi soggetti di farla franca o, addirittura, di render loro l’onore di vedersi intitolata la sede di un ufficio di presidenza (Prc) al Senato.

Questi criminali, aggredendo operai e forze dell’ordine, non hanno ferito solamente le idee di chi crede alla necessità della modernizzazione del trasporto ferroviario italiano ed europeo, ma tutto il sistema democratico e la società civile. Per questo devono essere condannati senza attenuanti e con pene esemplari, mentre i noti capi-popolo devono essere politicamente marginalizzati.

Paolo Visnoviz, 4 luglio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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