È morto il Re, viva il Re. Anzi no, il re ancora non c’è: deve prima dimettersi Berlusconi o, più correttamente, farsi dimettere. Infatti sembrerebbe si proceda verso un voto di fiducia alla Camera per separare il grano dal loglio o, nella versione del Cav, per «guardare negli occhi chi proverà a tradirlo». Legittimo, e servirà a tutti per capire se e quali forze potranno concorrere alla formazione di un governo di salute nazionale. Allo stato, infatti, le elezioni anticipate non sembrano la via dai più auspicata, anche se potrebbero divenire inevitabili.
Legittimo, si diceva, chiedere la verifica parlamentare in quanto è un percorso costituzionalmente corretto. Parzialmente legittimo, invece, considerare i parlamentari che hanno deciso di uscire dalla maggioranza dei “traditori”.
In primo luogo non c’è vincolo di mandato, in secondo luogo non c’è solo la versione del Cav. Ovvero è sotto gli occhi di tutti che l’azione di governo è da troppo tempo impaludata, bloccata da veti contrapposti, mostrando tutti i limiti e le differenze tra Lega e Pdl.
Berlusconi non è riuscito a sbloccare la situazione, non è stato capace di trovare uno sbocco politico, rimanendo arroccato su estenuanti mediazioni che hanno prodotto solo immobilismo. Va da sé che la politica ha cercato altre strade, esondando in una crisi che per il momento contiene molte incognite, ma proprio per questo i dissidenti non si possono definire “traditori”.
Diverso è il rapporto personale con i singoli parlamentari, ma proprio perché personale non è sindacabile se non dalle parti in causa, per questo il Cav vorrà «guardare negli occhi chi proverà a tradirlo». Comprensibile.
Non è detto che l’impasse che sta affondando il Cav possa sbloccarsi con la salita al Colle: le differenze politiche delle componenti dei maggiori schieramenti rimangono tutte e non spariranno solo perché Berlusconi non sarà più Presidente del Consiglio. Molto infatti dipenderà da come muteranno gli equilibri all’interno del Pdl, da quanto rimarrà Berlusconi-centrico e, nel caso, su che numeri potrà contare. Probabilmente ancora molti, per lo meno tanti da rendere questa forza politica imprescindibile per la formazione di un nuovo governo o per andare alle consultazioni popolari.
Le motivazioni della Lega sono invece differenti e di certo l’ala maronita non ha intenzione di andare ad elezioni anticipate, anche se per il momento rimane sottotraccia, ufficialmente solidale alla linea del “Senatur”. Ma proprio da questa compagine potrebbero uscire ulteriori sorprese nel caso si giunga ad un voto di fiducia.
Quello che fa orrore è come si sia giunti a questa crisi, costantemente indirizzata sul binario di una campagna di denigrazione personale cui è stato sottoposto il Cav. Una campagna madiatico-giudiziaria semplicemente vergognosa, di inaudita rozzezza e violenza. Ed è l’aspetto che più dovrebbe far paura perché ha spostato il limite del lecito e del consentito, stabilendo un nuovo standard nella comunicazione e di conseguenza nella società. Limite che non rientrerà in un alveo di maggior civiltà neanche con l’uscita di scena di Berlusconi.
Paolo Visnoviz, 7 novembre 2011
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