Nella richiesta di fiducia al Senato Mario Monti ha affermato che la nuova compagine di governo lavorerà, tra l’altro, per «abbassare la soglia per l’uso del contante» e «favorire un maggior uso della moneta elettronica.» Non è una proposta nuova, dei limiti già ci sono, ma si vogliono ridurre ulteriormente.
Sarebbe una imposizione che aggraverebbe di ulteriori costi ogni singolo cittadino, obbligandolo a munirsi di carta di credito, bancomat e conto corrente. Per la maggioranza degli italiani è già così, ma l’ulteriore abbassamento della soglia – si parla di poche centinaia di Euro – la renderebbe di fatto universale, aumentando le spese anche per le fasce più povere della popolazione. Indubbie le implicazioni di violazione della privacy per una norma inutile, illiberale, che non colpirà chi vorrà comunque evadere (basta un minimo di immaginazione, e agli italiani questa dote non manca di certo).
Però prima di obbligare i cittadini di raccontare al fisco se hanno acquistato delle scarpe, un cappotto o una lavatrice nuovi sarebbe il caso che lo Stato dettagli come vengono utilizzati i soldi dei contribuenti.
Ogni Comune, Pubblica Amministrazione, Asl, Partecipata, Tribunale, Ministero, ecc. rendiconti i bilanci in modo chiaro e trasparente. Non bastano quelli già ora disponibili, generici, criptici, ottenibili solo a richiesta, ma dovrebbero essere resi pubblici anche i centri di costo, dove anche la voce “cancelleria” sia esposta in dettaglio con articoli, costi e fornitore. Il tutto a portata di clic. Possibilmente su dei siti che non costino 45 milioni di Euro. Storia vecchia, del 2007 (presidente del Consiglio Romano Prodi e Francesco Rutelli ministro per i Beni e le Attività Culturali), ma allora non sollevò particolare scandalo (Repubblica la mise addirittura in “Scienza e tecnologia”, bontà loro) e la magistratura non ritenne mai di dover indagare. Oggi il portale è migliorato, ma quella cifra rimane stellare ed ingiustificata. Un sito di quel livello, che utilizza un comune Cms open (quindi gratuito) quale Typo3, sul mercato non può costare – ad esagerare – più di 20mila Euro. Poi ci sono le spese di gestione dei contenuti, ma questo è tutto un altro aspetto.
Se è probabilmente vero che il sommerso in questo Paese assume proporzioni inquietanti, è altresì certo che sprechi e ruberie siano la prima voce di spesa di questa povera Italia. Una totale trasparenza dei costi pubblici, consultabili non solo dalla stampa, ma anche da ogni libero cittadino sarebbe un formidabile deterrente a sprechi, gestioni incompetenti o peggio.
Non è ammissibile non si sappia con certezza quanti dipendenti pubblici impieghi complessivamente lo Stato e ci si debba affidare a delle statistiche Istat aggiornate al 2006, come pure non si conoscono una miriade di altri dati. Numeri e valori che se fossero divulgati e semplicemente consultabili permetterebbero dei confronti tra settori contigui della Pubblica Amministrazione di diverse aree o regioni, permettendo una naturale calmierazione di molte voci di spesa.
Una meccanizzazione opportuna potrebbe rendere la pubblicazione di queste informazioni automatica, generata direttamente dalle procedure amministrative interne, senza aggravio di ulteriori costi né impegno aggiuntivo per il personale.
Una amministrazione trasparente, controllabile da ogni giornalista, blogger, libero cittadino dovrebbe rendere meno appetibile la corsa a certe cariche pubbliche. Cariche che spesso vengono considerate null’altro che un rimborso per le enormi spese elettorali affrontate (attenzione all’introduzione delle preferenze!) e un acconto su quelle future, dove l’assenza di trasparenza e la mala gestione servono da bancomat al politico di turno.
Purtroppo le cronache ci raccontano, con impressionante frequenza, che non solo viene fatta la “cresta” sull’amministrazione ordinaria, ma che spesso si costruiscono opere inutili solo per poter accedere alla quota da poter distrarre dalle casse dello Stato. In questi casi non solo i contribuenti subiscono il danno in ragione di una percentuale sull’importo del bene, ma dell’intero valore in quanto è servito a finanziare un’opera inutile. Cornuti e mazziati, insomma.
Strade incompiute, cattedrali nel deserto, pale eoliche deturpando paesaggi in luoghi privi di venti costanti, ospedali, strutture sportive abbandonate, ecc… di questi scempi ne derivano danni erariali enormi ed essendo un costume trasversale agli schieramenti, organico al sistema politico che alimentano, pur essendo scandalosamente evidenti, noti a tutti, addirittura spesso denunciati in prima serata da Striscia la Notizia o altri organi di stampa, rimangono inspiegabilmente senza colpevoli.
La Spigola a pochi euro, le auto blu, i tanti fringe benefits di cui godono i parlamentari sono semplici (insopportabili) rappresentazioni dell’arroganza del potere politico, una goccia nel mare degli sperperi del denaro pubblico che serve a rimpinguare le tasche dei partiti, di imprenditori e politici disonesti.
Prima di attivare norme di stampo moralistico a carico dei cittadini, Monti renda la Pubblica Amministrazione trasparente. Solo così la politica potrà recuperare un minimo di credibilità, oltre che – ne siamo convinti – una marea di liquidità.
Paolo Visnoviz, 20 novembre 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)