Ormai l’aria in questo Paese è divenuta irrespirabile. C’è un clima da caccia alle streghe, dove i primi nemici pubblici sono divenuti gli evasori, veri o presunti che siano, basta l’apparenza. Parafulmini di ogni italico male, fanno da contrappunto ad un clima sobrio, che si vorrebbe moralmente elevato. La nota compagnia di giro è finalmente soddisfatta: “sì, bisogna fare sacrifici, tocca tirare la cinghia, ma che soddisfazione non sentir più parlare di Bunga-bunga ora che il Cainano è scomparso e finalmente siamo diventati un Paese normale!”. Questa, in estrema sintesi, il senso di una recente puntata di Otto e Mezzo, programma de “La7” condotto da Lilli Gruber, intitolata “Con sobrietà, senza Bunga-bunga”. Ospiti Claudio Sabelli Fioretti e Carlo Freccero, antiberlusconiano doc dopo essersi arricchito proprio con Berlusconi.
Certo che non si sente più parlare di Bunga-bunga, eravate voi – nota compagnia di giro – che ne parlavate, pronti ad enfatizzare negativamente ogni gesto e parola del Cav, e sempre voi siete soddisfatti di quest’Italia sobria perché vivete come dei Panda nelle riserve, scollati dalla realtà. Nel frattempo il vostro nuovo nemico è divenuto l’evasore, personaggio mitologico riconoscibile non da evidenti frodi contabili, ma da simboli.
Nel tritacarne sono finiti tutti i possessori di auto di lusso che dichiarano, secondo voi, troppo poco: tutti ladri. Ma gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate dov’erano fino ad oggi? dovevano attendere di recarsi hollywoodianamente a Cortina per scovarli? è così difficile mettere insieme i dati del Pra con una dichiarazione dei redditi? Eppure è perfettamente possibile – e legale – dichiarare meno di 30mila euro/anno e possedere un’automobile di lusso. Può essere per eredità, patrimonio, rendite finanziarie o infinite altre ragioni. Sta appunto agli organi preposti controllare. Che debbano farlo a Cortina con simile insistito battage fa semplicemente orrore.
Quanto sta accadendo altro non è che l’evoluzione della lotta di classe: non più operai contro padroni, ma una certa italietta contro i “ricchi”, che spesso ricchi non sono. E dell’italietta fanno parte principalmente – oltre alla classe dirigente e buona parte di quella intellettuale – quasi tutti i 3,6 milioni di dipendenti pubblici, tanti beneficiari dei 24 milioni di pensioni erogate ogni mese, molti occupati delle grandi industrie o del parastato, tutti quelli cioè che non si rendono conto di quanto sta accadendo nel Paese reale.
Non si preoccupano dei suicidi, quasi quotidiani di imprenditori ridotti allo sfascio da questo Stato iniquo, perché non sono toccati dalla crisi, se non marginalmente: benzina, vari rincari e a breve anche l’Imu. Ben poca cosa per chi è tranquillamente a stipendio fisso, con tredicesime, quattordicesime e cassa malattia. Qualsiasi cosa capiti.
Mario Monti ha dichiarato che non bisogna più aver paura dell’Italia, certo: l’ha definitivamente ammazzata. Le aziende che potevano sono fuggite all’estero, altre stanno chiudendo. Il comparto della nautica è stato affondato e fra un po’ capiterà al mattone: oltre all’Imu, le rivalutazioni degli estimi catastali si tramuteranno in un salasso al momento del rogito. L’edilizia è già finita. L’industria automobilistica, annusata l’aria, da tempo è con le valigie in mano. Gli autotrasportatori devono tenere fermi i camion perché non possono pagare un pieno di gasolio; ma non c’è praticamente più alcun settore che non sia ridotto sul lastrico.
Sempre più artigiani, commercianti, piccole aziende usciranno dal circuito produttivo perché chiuderanno o perché lavoreranno definitivamente a nero: più aumentano le tasse, più conviene evadere. Quelli che ancora non sono scappati o non hanno ancora chiuso è perché non possono farlo, intrappolati da qualche fido bancario.
Si è finalmente riusciti ad unificare economicamente l’Italia, ma non portando il Sud a livello del Nord, piuttosto sprofondando il settentrione a livelli meridionali. Quello che non volete capire – cari estimatori del dolce stil sobrio – è che così facendo si ammazza la gallina dalle uova d’oro. È così difficile comprendere che gli stipendi erogati dallo Stato sono pagati dalla parte produttiva del Paese? Continuate ad affermare che voi – statali a reddito fisso – pagate tutto, perché le tasse sono trattenute alla fonte e non potete evadere. Non è vero, le tasse che voi pagate sono solo una partita di giro per le casse nazionali e lo stipendio una generosa elargizione corrisposta da chi si spacca la schiena veramente e viene pure additato come ladro. Siete un costo secco.
È finita, non ve ne siete ancora resi conto ma è finita anche per voi. Guardatevi intorno e vedrete che cimitero di saracinesche abbassate c’è. Quando anche l’ultimo artigiano, commerciante, piccolo industriale avrà chiuso, quando anche Equitalia avrà finito di sequestrare quanto può e dove può, dando il colpo di grazia a chi faticosamente cercava di resistere, pure voi rimarrete senza più stipendio. Le casse dello Stato, già ora asfittiche, saranno definitivamente vuote e non potranno essere rimpinguate stampando moneta o aumentando il debito pubblico.
Quel giorno è vicino. Oltre a chiedere raccomandazioni e ad essere bravi ad imbucarvi in qualche sperduto inutile ufficio di provincia, sapete anche fare qualcosa di concreto con le mani? Alle soglie del nuovo medio evo non ci sarà bisogno di chi sa mettere timbri o passare carte, ma di chi sa zappare. Preparatevi.
Paolo Visnoviz, 4 gennaio 2012
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Legnostorto – 6 gennaio 2012