Mai come oggi il panorama politico è stato così confuso, tale da sembrare nulla più d’un fastidioso cicaleccio all’ombra di Monti. Nel centro-destra è agghiacciante l’incapacità non solo di costruire un percorso, ma addirittura di pensarlo.
Si continua a considerare la politica non come capacità di produrre idee e soluzioni per il governo di una società, ma come un banchetto conviviale dove invitare più ospiti possibili, con la spartizione del potere come unico collante. Non ha funzionato in passato con un Pdl forte – vedi Casini, Fini, Micciché – tanto meno funzionerà adesso, con un partito ridotto ai minimi termini.
Per anni abbiamo avvisato dei problemi legati alla guida carismatica, non perché fossimo particolarmente previdenti o intelligenti, ma semplicemente perché abbiamo letto Max Weber (1864 – 1920). Per anni abbiamo abbaiato alla luna, sollecitando la costruzione di una vero partito mentre Berlusconi, dopo aver inventato un popolo di centro-destra, faceva da parafulmine. Invano.
All’inizio, in piena epoca “mani pulite”, era impossibile anche solo pensarlo, in quanto si consideravano i partiti il male della società, poi è prevalsa la consuetudine. Quando i primi scricchiolii divennero evidenti – richiamando l’impellenza di una organizzazione plurale, democratica, meritocratica, strutturata fin dalle sue radici -, ad attutire la realtà hanno contribuito i tanti lacchè, interessati adulatori, di cui Berlusconi era circondato. L’assenza di gerarchie e di una chiara catena di comando ha fatto sì che il sistema andasse in corto circuito e fosse incapace di sopperire con una struttura forte ed organizzata al progressivo indebolimento fisico ed intellettuale del suo leader.
Non lo si è compreso allora, non lo si sta comprendendo ora. Alfano dichiara con disarmante semplicità che ci saranno le primarie solo se (a cinque mesi dalle elezioni?) non si candiderà Berlusconi e che nel frattempo, attendendo i risultati delle elezioni in Sicilia, metterà in piedi una nuova squadra di partito. Deciderà lui. Evidentemente non sempre gli errori lasciano in eredità almeno la consolatoria impressione di essere riusciti ad insegnare qualcosa.
Si è perso molto tempo inutilmente, quando lo si poteva impiegare più proficuamente per cercare di costruire un movimento strutturato dal basso, partecipato, con al centro le idee nate dal confronto dei molti attivisti. Invece è rimasta solo una (piccola) scatola vuota, dei leader senza seguito che cercano disperatamente qualche formula alchemica da usare per fini di marketing politico.
Sul fronte opposto, le cose, pur con mille difficoltà, vanno certamente meglio e il dibattito che si è scatenato attorno alle primarie fa sì che giustamente tutti i riflettori siano accesi sul Pd. Grasso che cola, mentre nel centro-destra “buca” solo la Santanché. Già questo dovrebbe dare la misura del deserto delle idee imperante, dello sbandamento e dell’annichilimento dilaganti in quello che fino a poco tempo fa era il primo partito d’Italia. Un partito che si muove alla cieca, guidato non da obiettivi chiari, ma da sondaggi farlocchi (i sondaggi lo sono sempre).
Veramente qualcuno crede che Cinquestelle possa ottenere il 21% dei consensi? Non siate sciocchi! Molti di quelli che partecipano ai sondaggi sputano il nome di Grillo con rabbia, per vendicarsi delle delusioni patite, per spirito di rivalsa e frustrazione, ma al momento di scegliere veramente non voteranno mai per Grillo. Piuttosto, in mancanza di alternativa, se ne staranno a casa. Ma una alternativa ancora non c’è, a meno di non considerare alternativa l’elitario “Fermare il declino” di Oscar Giannino. Un po’ poco per fermare il Pd, figuriamoci il declino.
Allo stato attuale, con una riforma elettorale mai nata, e che se vedrà la luce sarà cucita su misura per cercare di limitare al massimo ogni possibile ricambio, ci si avvicina velocemente a delle elezioni che consegneranno il Paese all’ingovernabilità: il miglior viatico per un altro Goldman Sachs alla presidenza del Consiglio e un Mario Monti presidente della Repubblica. E gli altri, tutti gli altri, grilli compresi, in percentuali variabili ed insignificanti, combatteranno a morte per le sole briciole. Le loro, non le nostre.
Paolo Visnoviz, 22 ottobre 2012
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