LEGATELI

Della Lega Nord e dell’arresto di un consigliere comunale del profondo Nord Est.

legateli

Cari leghisti ricordate il voto per l’arresto di Alfonso Papa? Ricordate quelli che vi dicevano di stare attenti, che stavate prendendo una brutta deriva e che i prossimi avreste potuto essere voi?

Ebbene, siete andati avanti come nulla fosse. Avete tirato fuori le scope per liquidare il vostro leader storico, il vostro stesso fondatore, ricorrendo alla magistratura perché di farlo politicamente, a viso aperto, Maroni non ne ha avuto il coraggio. Questi sono però affari vostri, ognuno gestisce le cose nel proprio partito come meglio crede.

Da tempo però i segnali dovrebbero esservi diventati chiari, parlo delle indagini sui rimborsi ai gruppi parlamentari che colpiscono principalmente voi, il Pdl e quasi mai gli “altri”. Anche se ben sappiamo che anche gli “altri” si sono comportati esattamente come voi, se non peggio.

Ieri hanno arrestato Claudio Di Toro, consigliere comunale e coordinatore enti locali della Lega Nord a Muggia e dipendente del Comune di Trieste. Arrestato mica perché spacciava droga, ma per assenteismo. Reato particolarmente fastidioso, ma sempre di reato amministrativo si tratta e per questo il provvedimento d’arresto sembra sproporzionato (almeno alla luce delle poche notizie finora filtrate). Siete sicuri lo avrebbero incarcerato egualmente se non fosse stato un esponente leghista di rilievo (seppur a livello locale)? Personalmente ho i miei dubbi.

Già all’epoca di “mani pulite” da un lato andavate in Parlamento a mostrare i cappi, mentre dall’altro la magistratura condannava a 8 mesi il Senatur per 200 milioni di vecchie lire per finanziamento illecito ai partiti. Per un “sistema” di finanziamento irregolare sì, sbagliato certamente, ma che era universale consuetudine come ben denunciò – inascoltato – Bettino Craxi in un memorabile discorso alla Camera. E da quell’epoca, dicevo, che la vostra stessa deriva giustizialista vi si ritorce contro e ancora non vi siete accorti che il vostro principale nemico non è il Pd, l’Udc o altri partiti avversari, ma la magistratura che oggi, un pezzo alla volta, vi sta facendo a brani.

Svegliatevi, per Diana! Non Cosentino (contro il quale non si è ancora capito, dopo lustri, cosa ci sia di penalmente rilevante), non Berlusconi sono il peggio del peggio, ma quella magistratura politicizzata che cercate di blandire e che di rimando vi restituisce solo bastonate.

La presa di posizione sul caso Di Toro è quella già vista: espulsione immediata e richiesta di rimettere il mandato. E questo senza nemmeno sentire l’interessato, dato che è agli arresti.

Dichiarazioni di una viltà meschina. Un partito che lascia andare a fondo gli amici, i suoi uomini, che crede prima alle accuse della magistratura che non ai sui esponenti, attivisti, colleghi di sezione, non merita rispetto alcuno. Fino a ieri il vostro collega era considerato un “valido esponente”, forse attaccavate i manifesti assieme, di certo discutevate in sezione di problemi, di politica, di partito e oggi, a poche ore dall’arresto, senza nemmeno sentire la sua campana, lo scaricate come avesse la rogna?

Non ho idea quanto grave sia la posizione del Di Toro (persona che nemmeno conosco), ma per assenteismo si licenzia, si penalizza monetariamente il dipendente infedele in proporzione al danno causato, però di certo non lo si arresta. Ma questo, nemmeno questo, voi avrete il coraggio di dire.

Allora è giusto che vi ricaccino nelle valli sempre più su, come barbari, sotto i colpi di una magistratura che deciderà la vostra stessa classe dirigente, fino ad estinzione totale.

Paolo Visnoviz, 16 gennaio 2013
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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LA VORAGINE

È opinione comune che i pubblici dipendenti in Italia siano inferiori di numero di quelli della Germania o della Francia. È vero, ma…

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Le canaglie dell’informazione affermano che abbiamo meno dipendenti pubblici di quelli degli altri Paesi, Francia e Germania in testa. Quindi saremmo a posto così. Inoltre parametrizzano questi lavoratori in base alla popolazione complessiva. Ma tutto ciò è un imbroglio.

Il rapporto dovrebbe essere fatto solo sui lavoratori privati, quelli che realmente pagano gli stipendi alla PA. Perché è solo da questi che escono le risorse per mandare avanti la macchina dello stato. I soli a produrre vera ricchezza. Pensionati e pubblici dipendenti sono solo una partita negativa per i conti nazionali. Pure le trattenute dei salariati statali (le “tasse”, quelle che loro dicono di non poter evadere e che pagano fino all’ultimo centesimo) sono solo una partita di giro per il patrio bilancio.

In Italia i dipendenti pubblici – ufficiali, perché mancherebbero all’appello circa un milione di imbucati nelle controllate, nel parastato, nelle regioni speciali che non forniscono i dati (Sicilia), ecc. – sono circa 3,5 milioni a fronte di circa 19,5 milioni di lavoratori appartenenti al settore privato. Ciò significa che sulle spalle di 5,5 lavoratori grava un dipendente statale. (1 ogni 4, se si considerassero anche quelli “nascosti”).

In Germania i pubblici dipendenti sono circa 4,5 milioni a fronte di 37 milioni di lavoratori (al netto di quelli impiegati nella pa). Ciò implica che il costo di un dipendente pubblico è spalmato su più di 8 lavoratori privati (8,2 esattamente).

Oltre a questo dato – drammatico se letto in questa chiave -, si deve aggiungere che, nonostante i dipendenti della pa italiana siano inferiori di numero in termini assoluti di quelli tedeschi, costino di più.

Nessuno è in grado di mettere mano a questa voragine mangiasoldi (almeno 40 miliardi di euro), l’unica speranza è quella di giungere il più velocemente possibile al fallimento e ricominciare da zero. Non serve fare nulla, la rotta è già tracciata e al timone si avvicendano i tanti Schettino del passato, del presente e – statene certi – del futuro.

Paolo Visnoviz, 13 gennaio 2013
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LE TRE VIE

Non si parla di Elémire Zolla, di tantra, religione o razionalità, ma molto più prosaicamente di parassiti di Stato e della (im)possibilità di uscirne con le ossa intere.

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Sperare che la classe politica faccia delle riforme per limitare i loro stessi poteri e privilegi è piuttosto ingenuo. Anche così fosse, anche ci fosse una maggioranza autonoma e omogenea decisa a limitare sprechi e ruberie (Grillo al 51%, per esempio), si infrangerebbe su funzionari, travet, commis e bubez di Palazzo. Non sapete cos’è il “bubez”? Dialettale, triestino, letteralmente significa apprendista e per estensione è divenuto il passacarte o il mezzemaniche.

Questi signori hanno un potere immenso perché sono i gran Custodi della Burocrazia, sanno dove sono imbucate le carte (perché sono loro stessi a nasconderle), all’improvviso tirano fuori un codicillo che nessuno conosceva e che paralizza un subconto pingue, impedendo di pagare pletore di fornitori. So di un sindaco di una cittadina che ha passato i primi sei mesi del suo mandato a cercare di capire dove l’amministrazione precedente avesse depositato i denari, finché, come per miracolo, il segretario del Comune, mosso da pietà, lo ha preso per manina e condotto tra numeri, banche e conti correnti fino al tesoro. Più che per pietà, sospetto lo abbia fatto perché rischiava di rimanere senza stipendio pure il segretario.

Sono una massa immensa, la mole dei PDP (Pubblici Dipendenti Paraculati): 4,5 milioni, parrebbe, ma nessuno in realtà conosce il loro numero esatto, perché qualche burocrate non lo ha mai voluto comunicare: Segreto di Stato, omissis. Masse grigie e informi, indistinte, disperse tra milioni di fantasiosi Uffici di Stato. Poi ci sono le Società Controllate, paraculifici istituzionalizzati per trombati di turno, amici, parenti, serpenti, dementi però dai ricchi emolumenti. Strane scatole, vere e proprie black sand box, dove dentro si può fare di tutto e nessuno ne saprà mai nulla.

E voi vorreste che una bicameramelina due (perché c’è chi ci spera e la vorrebbe), versione tacchino-beghelli (soprannome di Alfano in quel di Agrigento evocante la forma del suo cranio tal e quale la nota lampadina), riedizione di quella già fallita, allora presieduta dal Signore delle Scossette e dal Solito Puzzone, possa cambiare qualcosa in Italia? Sarebbe solo materia per dar aria ai denti dei comici della Costituzione, modello Rodotà o Scalfari.

Ci sono solo tre vie per risolvere la questione. La prima contempla le picche, le teste e tutto il resto. Una rivoluzione, insomma, con tanto di fucili, un po’ di sangue, qualche pubblica esecuzione. Il problema delle rivoluzioni, però, è che di solito c’è un “comitato rivoluzionario” e in questo, immancabilmente, ne entrano a far parte ampie schiere dei boiardi stessi che si vorrebbero scacciare. Eppoi, avete mai visto l’Italiano fare una rivoluzione? Non è per noi. Siamo capaci di andare per tutte le russie con le scarpe di cartone, siamo capaci di perdere eroicamente come a el Alamein (“Ariete cincondata – carri Ariete combattono”), ma poi non siamo capaci di cacciare a pedate gli arroganti, ignoranti, ladri politici di turno.

La seconda possibilità è quella di emigrare. In questo siamo bravi, apprezzati all’estero (salvo qualche problemuccio di mafia qui e là) e ci siamo specializzati come pochi. Difatti, non contando solamente i connazionali iscritti all’Aire, ma anche le innumerevoli stratificazioni di generazioni che nel tempo si sono formate, siamo quasi più numerosi all’estero che in patria. E il motivo è che c’è sempre stato un Monti, un Casini, un Andreotti, un D’Alema, una Camusso o una magistratura che si fa le sue leggi a paralizzare la parte produttiva di questo Paese.

La terza via sarebbe quella preferibile e potrebbe portare alla prima, ma per un periodo più breve e meno cruento. Si tratterebbe di non pagare più le tasse, tutti. Affamare questi pubblici parassiti, far saltare il sistema. Caspita, c’eravamo quasi riusciti, ma poi Monti si è fatto prestare altri soldi da Draghi per tenere in piedi la baracca. Solo quando non ci saranno più denari per pensioni e stipendi dei PDP cambierà qualcosa in questo Paese. Solo allora.

Qualcuno ha già cominciato. Non perché sia un eroe, non per calcolo politico, ma solo perché ha finito i soldi.

Paolo Visnoviz, 12 gennaio 2013
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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