LE DUE “PRIME” DE IL FATTO

Oggi “Le Monde” titola «Berlusconi 1, Santoro 0» e già questa sarebbe una piccola notizia, dato che il giornale d’oltralpe, orientato a sinistra, non è mai stato tenero con il Cav. A supporto dell’articolo porta la prima de “Il Fatto” di data odierna. Peccato che detto quotidiano sia uscito in edicola con una apertura diversa. Parecchio diversa.

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Ora, credere che Le Monde si trastulli a taroccare le pagine di un quotidiano è da ritenersi piuttosto inverosimile. Allora cosa può essere accaduto? Semplice: quelli de “il Fatto”, all’ultimo minuto, hanno cambiato idea.

Quella che tutti noi abbiamo letto ha aperto con la fotonotizia: “Nel ring di Santoro B. va ko sull’Imu“, quella che non è mai giunta alla rotative, ma che ha circolato digitalmente almeno per un po’, era di tutt’altro tono: “Berlusconi diffama Travaglio e scatena la rissa“.

Un po’ troppo ridicolo da sbattere in prima pagina, perfino per Padellaro, il quale avrà sudato non poco per tenere a bada un Travaglio inferocito.

La prima pagina de “Il Fatto uscita in edicola il 11 gennaio 2013.
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Quella ripresa da Le Monde nella stessa data.
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Paolo Visnoviz, 11 gennaio 2013
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TRIO SCIAGURA

Per carità, la cerchia delle mie amicizie virtuali e reali non può essere considerata un campione rappresentativo di alcunché. Neppure i blog che scorro sono molto significativi, pur leggendo di tutto e di qualsiasi polarizzazione. Però, da quanto “annuso” in giro, quotare Monti al 25% – seppur potenzialmente -, ma anche solo al 12%, mi sembra lunare. Mi rendo conto che il Corriere, Repubblica, la Rai nella sua quasi interezza, Il Sole24Ore abbiano un peso enorme, ma far passare per “nuovi”, “riformisti” e “innovatori” personaggi come Casini e Fini è una operazione anche più difficile di riuscire a convincere l’opinione pubblica che Cicciolina sia ancora vergine.

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Indubbiamente qualcuno che voterà per il senatore a vita ci sarà, ma credo che, allo stato attuale, il Professore potrebbe avere dei problemi anche a superare l’8% dello sbarramento al Senato. Alla Camera è anche peggio. Fli, con il nome di Fini ben stampigliato sul simbolo, potrebbe anche fare a meno di partecipare: quasi tutti i sondaggi lo danno tra l’1% e il 2%. Casini, di poco sopra lo sbarramento del 4%, rischia pure lui. Riccardi e Montezemolo (o chi per loro), unici alla Camera a poter fregiarsi del simbolo di Monti, non sono facilmente misurabili, ma anche in questo caso i sondaggisti, soprattutto alcuni, sembrano fin troppo generosi.

Se il successo elettorale di Monti non è affatto evidente e scontato, comunque tutto da dimostrare, una cosa è però già riuscita perfettamente al Professore: rianimare un Cav. dato troppo presto per morto e sepolto. Sul piano della comunicazione politica gli ha spalancato intere praterie. Mentre l’ex advisor di Goldman Sachs si trastullava con le faccine di Twitter, Berlusconi sparava ad alzo zero un efficacissimo slogan contro Monti, Fini e Casini, definendoli «trio-sciagura». Semplice, sinteticissima e azzeccata definizione che faranno molta fatica a scrollarsi di dosso per tutta la campagna elettorale. Definizione che da sola vale milioni di faccine.

Oscar Giannino, già nipotino di Cuccia, si è tagliato le gambe da solo chiedendo dialogo al Professore e non ricevendo risposta alcuna. L’effetto trasmesso alla potenziale base elettorale – che per troppo tempo è rimasta disorientata, non sapendo se Giannetto si sarebbe schierato contro o pro Monti – è stato disastroso: “Vengo anch’io.” “No tu no” “E perché?” “Manco ti rispondo”. Colpito e affondato, anzi auto-affondato. Spiace per i molti amici di grande valore che si stanno dannando per far crescere questa lista, ma la loro campagna elettorale si potrebbe fermare anche qui. A ciò si deve aggiungere l’offerta equivalente e competitiva di “Fratelli d’Italia”, almeno nella parte rappresentata da Guido Crosetto, e che sottrarrà non pochi voti a “Fare”, rimanendo satellitare al Pdl.

Ingroia è piuttosto in difficoltà, dovendo già registrare delle defezioni, e forse solo qualche rito Maya sarà in grado di evitarci il suo ritorno al mestiere di pm. Grillo ha fermato la sua crescita che sembrava inarrestabile quando ha dato prova di una sua personalissima concezione di democrazia di stampo hitleriano e il suo consenso, allo stato un pesantissimo 15% -16%, in Parlamento conterà in modo episodico e tutto da vedere, data la politica aventiniana imposta al movimento.

Bersani, finché il gradimento regge, abbastanza al riparo con Grasso dai colpi della magistratura (la quale prima o poi, in queste elezioni, entrerà a gamba tesa), giustamente sta alla finestra, preoccupato soltanto di tenere a freno Vendola.

Pure Tremonti si è fatto il suo partitino «3L-Lista Lavoro Libertà» e la sua prima iniziativa (priva di speranza alcuna) è quella di ricorrere alla Consulta contro la tassa sugli immobili considerata “incostituzionale”. Non è dato a sapere cosa ne pensi Marco Milanese, mentre Maroni pare ne sia rimasto entusiasta. Proprio la Lega Nord è una incognita, vera mina vagante di queste elezioni, sotto attacco della magistratura, ma sempre forte del suo storico “zoccolo duro”. Di errori ne ha compiuti tantissimi, non ultima la candidatura di Roberto Maroni alla presidenza della regione Lombardia: mai un leader politico, vertice di partito, dovrebbe darsi un obiettivo minimo, locale e circoscritto anche se questo è rappresentato da una Regione importantissima come quella lombarda. Berlusconi, da sempre ammalato di ecumenismo improprio e mai pago dei propri errori, dovrebbe semplicemente ignorare la Lega Nord, non inseguirla. È la Lega che si è rinchiusa da sola nelle valli, è la Lega che senza Berlusconi non può nemmeno sperare di vincere in Lombardia. Ed è sempre la Lega che per governare Veneto e Piemonte ha bisogno del Pdl.

Berlusconi dovrebbe solo aspettare, la sua crescita è inevitabile (e quindi la sua forza di gravità) perché – piaccia o non piaccia – è l’unica alternativa che non sia di taglia bonsai ad opporsi a Monti e Bersani. E in questo Paese non si vota per qualcuno, ma contro. Quasi sempre.

Paolo Visnoviz, 6 gennaio 2013
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BUON NATALE, BASTARDI

Parliamoci chiaro: se continua così finisce male, molto male. O in un verso o nell’altro. E lo avrete voluto voi.

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Voi della Prima Repubblica, che ancora sedete in Parlamento e che siete stati la causa prima della rovina di questo Paese. Vedi Franco Marini, per esempio, già ministro del Lavoro di un governo Andreotti e che ritornerà al Senato perché Pd-derogato o di un Massimo D’Alema, potente signore delle Puglie e del Pd, vero comunista solo con le tasche degli altri che, a capo del Copasir, in deroga ad ogni segreto istruttorio, viene a conoscenza di ogni scossa e scossetta che percorre il Paese. Ruolo che ricoprì anche Francesco Rutelli, già radicale, Verde Arcobaleno e sindaco della Capitale. Solo così si spiega (per essere a conoscenza degli scheletri negli armadi di tutti) come sia scampato allo scandalo Lusi. Poi c’è pure Rosi Bindi, già potentissima signora delle tessere in tempi democristianissimi e molti, troppi altri da poter qui elencare.

Finirà male, ripeto e lo avrete voluto voi. Voi della Seconda Repubblica, peggio, se possibile, della Prima. Vedi Lega, per esempio, che denunciava quanto rubassero al Sud per rubare più tranquillamente al Nord o Di Pietro, che moralizzava sulle tasche altrui per meglio riempire le proprie. E ancora Berlusconi, che pur di poter governare si è circondato del peggio che trovava su piazza. Peccato che la rivoluzione liberale non si possa fare con i furfanti, ben che vada ne esce una associazione a delinquere. Anch’egli parte in commedia, ha dovuto e deve stare al gioco, sotto ricatto della magistratura per vicende personali e aziendali, schiantato da disegni di politica internazionale, che a lui mai nessuno si è preoccupato di raccontare. Gheddafi e spread docent.

Finirà male, ripeto e lo avrete voluto voi. Voi tecnici che avete ammazzato un’Italia morente per abbassare lo spread, manovrato dagli stessi che vi hanno voluto al potere per garantire il redditizio ritorno del debito. Un debito che è servito per ingrassare Prima e Seconda Repubblica e continua ad ingrassare i soliti noti.

Tutto il comparto produttivo è fallito, sotto i colpi delle tasse e della burocrazia. È stata annientato il comparto industriale, commerciale e artigianale. Per fare cassa non avete avuto scrupolo di mettere le mani sui risparmi e sulle case degli Italiani e per che cosa? Per continuare a mantenere un sistema di governo a 5 livelli (Europa, Stato, Regioni, Provincie, Comuni), elefantiaco, costosissimo, inefficiente e ladro. Non siete riusciti nemmeno ad accorpare le Provincie, figuriamoci a cancellarle come andava fatto subito.

Se vogliamo rialzarci bisogna ricominciare dal prodotto che genera lavoro e ricchezza. Ma bisogna levare di mezzo questi parassiti che hanno soffocato tutto. Da soli però non se ne andranno – le Agende dei Bilderberg sono già pronte – e non basterà neppure quell’insetto di Grillo o timide, microscopiche iniziative di fermare il declino nate dai nipotini di Cuccia. Non rimane che iniziare a sparare. Sparare sul serio, ad altezza uomo. Non si tratta di fare i “cattivi maestri”, qui non c’entra l’ideologia, è solo una questione di sopravvivenza.

Buon Natale, godetevelo, perché presto potrebbe iniziare la guerra civile.

Paolo Visnoviz, 24 dicembre 2012
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