NEOMODERATI

Berlusconi – che non vuole Monti – nomina Mario Monti come candidato del centro-destra. Questo dopo averlo ferocemente sfiduciato per mezzo di Alfano, che ha sempre voluto Monti. Appoggio che fa felice pure Casini. Riccardi ha addirittura creato una lista a sostegno del premier. Montezemolo, che ha fondato un partito a sua insaputa, vuole Monti. Anche Fini vuole Monti, ma Montezemolo e Riccardi non vogliono Fini. Casini vuole le poltrone, Frau o non Frau poco importa. Pure Italia Popolare – i fuoriusciti dal Pdl – vogliono Monti e non vogliono più il puzzone. Anche Hollande, Merkel e Schulz vogliono Monti. Pure Goldman Sachs.

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Monti, invece, non sa cosa volere e sta andando da Napolitano per farselo dire. Nel frattempo Maroni sarebbe disposto ad allearsi con il Pdl di Berlusconi se non ci fosse più Berlusconi, ma Alfano. I sindaci arancione – tutti meno l’arancione Pisapia – non stanno con le mani in mano e pensano di fare una lista con a capo Ingroia, attualmente in Guatemala, promosso pm Maya perché Napolitano non lo vuole più. Pure Giannino/Giannetto – che non vuole Montezemolo – ha fondato una sua lista “Fermare il declino”, per la quale è candidato a giorni alterni. In tv continua a fare l’opinionista e per non farsi riconoscere si veste normalmente.

Beersani ha detto di non temere Monti: la casa e la pompa di benzina le ha da tempo intestatate alla sua leinonsachisonoio moglie e sta per far passare un emendamento per poter detrarre i Renzi a carico. Polli e tacchini compresi.

Nel frattempo si apprende dal Corriere che anche «una quota ampia – circa il 30% – vede con favore.» la discesa in campo di Monti «si tratta, in particolare, dei cittadini di età centrale, con titoli di studio relativamente più elevati.» A questo punto bisogna chiedersi – in particolare – quanti danni abbia fatto la scuola pubblica – anche prima del tunnel della Gelmini – nella crapa dei cittadini “con titoli di studio relativamente più elevati”. Lo sterminio dei neuroni. Tutti di nuovo a scuola dai Gesuiti e non se ne parli più.

Continua il Corriere «Ma, a fronte dei favorevoli, si contrappone un gruppo, assai più numeroso (61%), di contrari, di varia provenienza politica e sociale. Vi si trovano, in misura relativamente maggiore, i cittadini di più giovane età,» – son ragazzi – «i residenti al Sud (e nei piccoli comuni) e, specialmente, gli elettori del Pdl, ove la contrarietà raggiunge quasi l’80%.» – i soliti puzzoni – «Ma anche la netta maggioranza dei votanti per la Lega e per il Movimento 5 Stelle (in entrambi i casi il 70%).» – puzzoni vecchi e nuovi -.

«Nell’insieme, tuttavia, i fautori di una presenza del Professore alle prossime elezioni risultano, considerando l’intera popolazione, più di quelli che auspicano la candidatura di Silvio Berlusconi.» Che è come dire meglio un Monti in casa che un Berlusconi sull’uscio.

Visto e considerato che il fronte dei contrari viene giornalmente falcidiato da un impressionante numero di suicidi, emigrati e morti per inedia è perfettamente possibile che Monti – da qui a febbraio – possa divenire forza di maggioranza. È anche un modo per combattere l’inarrestabile crescita demografica di questo stanco mondo. Dovremmo esportarlo, il Monti, magari mandandolo in India. Chissà che per un Monti non ci restituiscano due Marò. Certo, c’è il rischio ci bombardino con l’atomica, ma meglio morire con onore che dissanguati. Proviamoci.

Paolo Visnoviz, 16 dicembre 2012
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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ESECUTORE TESTAMENTARIO

Da Malindi ha osservato divertito le piccole, inutili, inconcludenti zuffe all’interno del Pdl. “Volete costruire un partito? Volete le primarie? Fate, fate pure.” Ma è bastato non accompagnare il fare, facendo resistenza passiva, lasciando il bastimento senza guida, per riuscire a trasformare Angelino Alfano in un perfetto idiota e il Pdl in un fuoco d’artificio.

Facile così ritornare sulla scena da protagonista, unico vero leader, primo nano tra i nani della sua stessa corte, salvandoli dalle loro vuote derive parolaie. “Non siete riusciti a combinare nulla!, eccomi costretto a ritornare. Senza di me siete niente.” Assolutamente vero, anche perché l’unico che poteva trasformare delle opinioni in regole, creando così una alternativa ad una guida carismatica, se ne è disinteressato.

Non è molto importante sapere se Berlusconi abbia deciso di ridiscendere in campo per evitare le primarie o le penitenziarie, ormai è ritornato e come l’Imu – che nessuno vuole – toccherà pagare e subire, subire e pagare. Non tutti sono avviliti: a “Repubblica” e al “Fatto Quotidiano” pare abbiano stappato lo spumante; Benigni pensa di cambiare titolo, da “La più bella del mondo” a “Il più puzzone del mondo”; Saviano parla di “voto di scambio”, salvo accorgersi che avrebbe dovuto scriverne almeno dopo le elezioni, non prima.

In questa fase storica, dominata da una crisi economica senza precedenti, figlia del totale smarrimento di valori identitari, sociali, culturali, ideali e filosofici ci avviamo stancamente, come bestie al macello, verso una campagna elettorale che vedrà maggiori protagonisti Bersani, Grillo, Berlusconi, Casini e forse pure un Monti che, inferocito per il recente calcio nel sedere ricevuto, finirà nelle braccia di Montezumolo, l’ottavo nano. Peggio non si sarebbe potuto immaginare.

Nel frattempo l’Italia muore. Chiudono bottega gli artigiani, le fabbriche, crollano interi settori produttivi. Dietro le saracinesche abbassate si scrivono drammatiche storie di licenziamenti, pignoramenti, di Equitalia, suicidi e, per i più fortunati, di emigrazione.

Le sole attività che crescono, aprono e si diffondono sono i “compro oro” e le sale per le slot machines. Non producono nulla, sono esercizi parassitari, avvoltoi che sbranano quel poco che rimane della carcassa del cadavere. Il mercato si polarizza automaticamente verso le possibili e più probabili fonti di guadagno. Come allo stato non rimane altro che aggredire i patrimoni (ogni e qualsiasi proprietà: abitazioni, veicoli, titoli, conti correnti, ecc.), così anche le attività private si muovono verso l’ultima fonte di possibile ricchezza di questo paese: i risparmi, i piccoli e piccolissimi patrimoni costituiti dai mucchietti d’oro accumulati dalle famiglie nel tempo.

Significa che in Italia non si produce più nulla, non si crea reddito né tanto meno ricchezza. Allora l’ultima possibilità è quella di entrare nelle case, come fanno i ladri, per sottrarre i poveri risparmi nascosti sotto il materasso, per chi il materasso ancora ce l’ha. È il fondo del barile, nella sorda indifferenza di milioni di pubblici stipendiati, ai quali fa comodo credere che il problema della crisi sia l’evasione fiscale.

In Russia fecero la rivoluzione, e con i fucili sottrassero le terre ai kulaki. Oggi, con l’arma dell’anti-ideologia (la più potente delle ideologie), stanno facendo la stessa identica cosa: siamo tutti in-kulaki.

Tutti i contendenti della campagna elettorale ci racconteranno che ci sono precise colpe e che hanno le giuste soluzioni e miracolose ricette. Passata la sbornia mediatico-elettorale avremo un nuovo governo – destra o sinistra, tecnico o meno – e dopo qualche tempo, quando ci guarderemo indietro, non sapremo distinguere quando c’è stato in Italia un governo Prodi, Berlusconi, Monti o Bersani. Tutti eguali, indistinti. Tutti lontani dai problemi della gente, incapaci di decidere alcunché. Tutti appiattiti sulla stessa linea politica, decisa a Bruxelles, dietro a qualche monitor di qualche potente lobbies finanziaria.

L’Italia non esiste più. Da tempo. Non ci salveranno certamente questi tacchini in commedia, in competizione solo per dimostrare chi è il migliore nel farci diventare ubbidienti sudditi della Troika.

Tanto varrebbe mandare a casa tutte le istituzioni – dal presidente della Repubblica, al Senato; dal Parlamento alle Regioni, Provincie incluse -, sostituendole con un commissario europeo. Un podestà straniero, esecutore testamentario, esattamente come fu Monti, solo senza le inutili, bizantine strutture di contorno. Risaneremmo di colpo deficit e debito pubblico, per la felicità, se non nostra, almeno della Merkel.

Paolo Visnoviz, 9 dicembre 2012
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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FORZA MONTI

Casini scende in campo e candida Monti premier, che gongola a sua insaputa.

Riepiloghiamo. Fini, Casini, Rutelli, Montezemolo, varie & eventuali, tutti all’ombra di Monti. Con dei distinguo, tutti con il loro partitino, fondazione e loro marchi ben definiti, noti e meno noti.
Questi geni, sono veramente convinti che Monti raccoglierà un consenso oceanico? Certo che no, puntano a un dopo elezioni che consegni il Paese all’ingovernabilità. Per questo hanno scelto un candidato premier in forma ectoplasmatica.

Rimane però il problema del Porcellum. No, non per le preferenze, quello è un fatto che considerano marginale, un’escamotage strombazzato per lotta politica poi sfuggito di mano, tanto che molti elettori ci hanno creduto e si sono indignati veramente: “Antidemocratici! Non possiamo scegliere chi ci governa!”. E, di grazia, quando ciò è stato possibile? I candidati sindaci oppure gli eurodeputati il popolo li indica, ma sempre e solo in base alle disposizioni dei partiti. Certo, poter mettere la crocetta e scrivere pure un nome dà molta più soddisfazione e, magari, fa pure guadagnare 50 euro.

Il problema del Porcellum non sono le preferenze – foglia di fico e contentino che comunque butteranno in pasto ai cani -, ma che bene o male, almeno alla Camera, potrebbe garantire la governabilità. Troppo grande il rischio. Bisogna studiare una legge che equalizzi tutto, che dia qualcosa a chi perde e tolga altrettanto a chi vince. Tutti eguali, tutti frantumati, parcellizzati, miniaturizzati. In una parola: impotenti (al Berlusca la sola idea ha fatto accaponar la pelle).

Dall’impossibilità di creare un governo che governi, come una Fenice l’ectoplasma tecnico risorgerà politico per acclamazione partitica, su chiamata di un Presidente agli ultimi giorni di mandato. Bisogna far presto, ma con le politiche anticipate al 10 marzo ci riusciranno. Allora sì che l’eterogenesi dei Fini, ma anche dei Casini, dei Montezemolo – ed altri se ne aggiungeranno -, si compirà. Tutti felici di sacrificarsi per la Patria, per salvarla dal baratro del caos per il quale loro stessi, da tempo, hanno così duramente lavorato.

Monti o un suo clone saranno la miglior garanzia per quei 600 miliardi di debito ancora in mano estera, usati come arma per condizionare l’intero Paese, in Italia così come in Grecia e in Spagna. Chi meglio di lui, chi meglio di chi è parte di quello stesso sistema finanziario che ha le mani sulle tastiere – moderno grilletto di pistola – pronte a vendere o comperare?

Grillo potrà aiutare, sottraendo voti al complesso politico e contribuendo così a scompaginare ulteriormente le forze in campo, ma non deve ingrassare troppo. Anche per questo una raffinata modulazione di una legge elettorale sarà indispensabile. La democrazia, nelle sue sfumature – da finta a quasi vera -, è in mano a questi commis di palazzo. Questo sperano, su questo scommettono questi signori che da sempre curano i loro piccoli orticelli, più o meno palesemente esposti al sole marcio della politica.

A molti non rimane altro di sperare in un Grillo gigante, così enorme da mangiarseli tutti. Ma è solo rabbia, frustrazione e delusione. Pericolosi sentimenti, quando diventano di massa. Stanno giocano con il fuoco, ma ancora non se ne rendono conto.

Paolo Visnoviz, 18 novembre 2012
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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