SOLIDARIETÀ ALLA PRESIDENTA :-) – di Paolo Visnoviz

I grillini sono stati sciocchi, maleducati, volgari. Vero. Chi frequenta i social network, i blog e in genere il variopinto mondo di Internet sa però che questa non è una novità, anzi è la regola. Sa che il troll dietro ad una tastiera si sente intoccabile e lascia andare i freni inibitori. Sbagliando, certamente. Lo diciamo da sempre. Lo diciamo da quando voi, voi anime candide che ora vi indignate, ve ne stavate zitte mentre insultavano Berlusconi, quando il popolo della Rete – lo stesso popolo che oggi invece condannate – esplodeva di giubilo per la vigliacca aggressione contro il Cav., colpito da una statuetta. Anzi, vi davate da fare in ogni modo per negare addirittura che quell’atto fosse accaduto, avete cercato di far credere fosse una montatura, una “trovata” del leader dell’allora Pdl. Addirittura un giudice gli mandò un’ispezione in ospedale per verificare di persona che non si tratti di simulazione. Solidarietà poca e di facciata, falsa. La stessa falsità che esibite ora, esagerando, dando a quegli sfigati di grillini dei “sovversivi”, “potenziali stupratori” e dei “fascisti”. “Fascisti” non guasta mai, serve a ricompattare le fila, ad indicare in modo chiaro e universale quale sia il nemico.

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Vi crogiolate degli ingenui errori altrui, affondate il colpo, salite sugli scudi da vincitori di una morale vuota, stolida ed inutile. Date supponenti lezioni di etica. Voi, voi che avete sempre definito Berlusconi pedofilo, ma che avete sempre plaudito un pedofilo vero, come Woody Allen. Ora fate spallucce, fate finta non sia accaduto, di non aver mai saputo. Anche in questo caso, l’ennesimo, avete distorto il dizionario: pedofilo è l’adulto che compie atti sessuali con giovani in età pre-puberale, non con delle diciassettenni sgamate e consumate dalla vita come navigate trentenni, ammesso fossero minorenni, ammesso sia mai capitato.
Certamente: l’opera va distinta dall’uomo che la produce e dai suoi comportamenti, ma voi, pur sapendo, adoravate l’uomo, non le sue opere. Perché a voi dell’arte non importa nulla, se non come argomento da salotto. A voi interessano gli uomini, quelli che contano s’intende. E ne fate incetta, li fate vostri. Acqua per il vostro mulino, soldati per la vostra causa: il mantenimento del vostro potere.

Ora fate le vittime, ma non mi fate pena. I grillini sono figli vostri. Figli dei vostri furti, delle vostre clientele che hanno soffocato questo paese, del vostro sfacciato uso della cosa pubblica, per la quale non vi siete mai fatti scrupolo di prostituire le idee, piegandole a fini privati.

Vi crogiolate della solidarietà dei giornalisti “di punta”, giornalisti venduti al potere da sempre, vili. Incassate l’indignazione di molti vostri colleghi, ma non credo il popolo sia altrettanto indignato e solidale. Non ho di certo alcun titolo per parlare a nome del “popolo”, figuriamoci, non sono così folle, ma al mercato, a differenza vostra, ci vado. Senza scorte. Parlo con la gente; su Internet ci vivo, leggo, ascolto, scrivo. In prima persona. Senza nessun collaboratore che lo faccia al posto mio. Posso quindi dirvi che la condanna ai grillini è stata estesa, ma deglutita a fatica, strappata a denti stretti, perché proprio non ci si può augurare lo stupro di nessuno, neanche di parassiti quali siete voi, quale è lei, cara presidentessa dei miei stivali.

Veramente non vi rendete conto di cosa sta accadendo? Veramente credete che il paese sia con voi e non con la gazzarra dei grillini (fossero altri, sarebbe eguale)? Forse è vero, ma solo perché non vi hanno preso a testate, solo perché non vi hanno fatto uscire un rivolo di sangue, solo perché i cazzotti li hanno presi, invece che darli. Altrimenti sarebbero tutti oggi a darvi solidarietà, a compatire i vostri bernoccoli con solenni parole di condanna, ma con un largo ghigno soddisfatto, nascosto nel cuore.

Ricordate che Luigi Preiti non è diventato un eroe per un pelo. Sarebbe bastato che, invece di un povero cristo di poliziotto, avesse beccato uno di voi. Uno qualsiasi. Non ve lo auguro, ma se dovesse capitare ve ne accorgereste. Vedreste quanta gente indignata scriverebbe su Internet parole di condanna. Magari chiosando con una faccina :-).

Paolo Visnoviz, 3 febbraio 2014
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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RIVOLTA!

È evidente ci sia una parte del Paese che pubblicamente si straccia le vesti per la crisi, per la recessione, che non si stanca di affermare quanto la situazione sia grave e poi, di fronte ai moti di piazza, ai forconi, ai trasportatori, agli artigiani, ai disoccupati e ai commercianti cade dal pero.
«Cosa vogliono questi?», si chiedono. «Sono grillini, comunisti, fascisti, ultras… non ci capiamo nulla.», continuano. «Non è il modo giusto di protestare. Speriamo di non incappare in qualche blocco perché ho da lavorare, andare a prendere il figlio a scuola, fare la spesa, ecc…».

rivolta

È gente che parla della crisi ogni giorno, ma che in realtà, questa crisi, non li tocca più di tanto, non la vivono sulla propria pelle. Sono ben rappresentati da giornalisti come Gerardo Greco di Agorà che, durante un collegamento con un presidio di manifestanti, tolse loro subito la linea commentando – con disprezzo – «Va bene, abbiamo capito. Non diamo più loro la parola.» “Brutta gente!”, avrà pensato certamente, visto l’espressione di disgusto che ha fatto trasparire senza nemmeno sforzarsi di nasconderla. Quei poliziotti che si sono levati il casco, però, hanno capito benissimo con chi avevano a che fare: in piazza c’erano il meccanico sotto casa; il contadino dal quale comperano le mele al mercato; lo zio della sorella del collega da due anni disoccupato; l’ex commerciante del negozio sotto casa, chiuso un anno fa, ecc.

La protesta è confusa? Certamente. Non ci sono rivendicazioni chiare? No. Questo potrebbe pensarlo solo chi è abituato a non ragionare, a catalogare quanto accade attraverso i filtri della semplificazione giornalistica. Quanto sta accadendo ha un nome: rivolta. Non è ancora rivoluzione, ma è certamente il germe di una rivolta. E una rivolta mette dentro di tutto: dagli agricoltori agli artigiani, dai disoccupati agli esodati, non ha la bandiera di alcun partito, ma è un moto spontaneo. Tutti accomunati dall’essere rovinati da questo stato. Da uno stato che è capace di chiedere ad una qualsiasi ditta individuale circa settemila euro solo per consentire di avere una partita iva (inps, inail, commercialista, adempimenti fiscali vari). Ovvero, se vuoi fare il ciabattino devi avere 7 mila euro da dare allo stato, prevedere di pagare un affitto, un contratto di corrente (che, chissà perché per una partita iva costa più che per una famiglia), un telefono (che, per una partita iva costa il doppio rispetto ad un privato cittadino), un conto corrente (che ad una ditta costa uno sproposito solo di bolli), una pec, perché un ciabattino senza posta certificata che ciabattino mai sarebbe?, ecc. Solo per dire: inizio a lavorare. Solo per dire: questo è quanto devo pagare per lavorare in perdita o per raggiungere il pareggio, perché se poi anche guadagnassi dovrò pure pagare le tasse. Per pagare le tasse in questo paese bisogna essere ricchi, o per lo meno benestanti. Gli status symbol, si sa, costano. Vuoi gli occhiali di Lapo o l’iPhone? Mica te li danno gratis. Costano. Così le tasse.

Maurizio Lupi si è dichiarato stupito di come sia partita la protesta, nonostante abbia promesso degli sgravi sulle accise carburanti per gli autotrasportatori. Ecco come ragiona chi governa: un obolo qui e un obolo lì, ma non rompeteci le scatole che abbiamo il problema di Grillo in Parlamento, le primarie del Pd e dobbiamo fare fresco a Letta e ad Angelino. Questa gente non vuole oboli: vuole essere lasciata in pace, vuole poter vivere del suo lavoro. È brava gente, che sa fare il suo mestiere, ma vive in uno stato che gli impedisce di farlo perché gli prosciuga tutte le risorse. Non parliamo di grandi e nemmeno medie aziende – quelle hanno gli strumenti per difendersi: commercialisti, fiscalisti, castelli di società, accesso a contributi regionali, europei, ecc. -, parliamo di artigiani, piccoli commercianti, padroncini, agricoltori. Qualcuno afferma siano dinosauri, figure destinate a scomparire a causa della modernizzazione, destinati ad essere spazzati via dalla globalizzazione.

Va benissimo. Volete questo, volete che queste categorie scompaiano? Allora assumeteli tutti. Date loro un posto nella pubblica amministrazione. Non è questo cui ambite? Sono anni che vi sentiamo ripetere “lavoro, lavoro, lavoro”. Ecco, adesso avete l’occasione di far star tranquillo tutta questo popolo che protesta, trasformandoli di colpo da ladri ed evasori in virtuosi dipendenti pubblici, quelli-che-non-possono-evadere. Come dite: “non si può”? Allora lasciate vivere la gente. Come? Semplicemente abbattendo la spesa pubblica, riducendo la pressione fiscale e semplificando la burocrazia. Non è difficile, siete voi politici ad essere incapaci o, più semplicemente, in malafede e non volete farlo. Questa gente non chiede aiuto, ma solo di non essere vessata. Altrimenti le sommosse si trasformeranno presto in rivoluzione.

Paolo Visnoviz, 10 dicembre 2013
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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«ARRESTATO BERLUSCONI»

Possibili pensieri di un ipotetico pm all’indomani della decadenza di B.

E adesso che faccio? È decaduto, potrei arrestarlo anche subito. Sbatterlo in galera, come un delinquente comune. Ma lui non è un delinquente comune, è quello che ha ridotto così il nostro paese. Ha corrotto, ha rubato, ha approfittato della sua posizione per arricchirsi, è andato con minorenni: Noemi, Ruby e chissà quante altre.

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Ha condizionato la cultura dell’intero Paese con tette e culi e la De Filippi, che non ha tette e culo, ma è pure più pericolosa, con quella voce da uomo. Una allusione sessuale perversa! Ha fatto un gigantesco lavaggio del cervello a tutta la nazione, addormentandola. E metà di questa ha smesso di pensare, di leggere, di informarsi, di cercare di capire e gli ha regalato i voti. Voti in cambio di “Amici” e “Il Grande Fratello”.

“Libero” e “Il Giornale” a gettare fango, a inventare notizie e noi, noi magistrati, impotenti. Senza poterli toccare perché altrimenti tutti sarebbero insorti in nome della libertà di stampa. Ma quella non è stampa: è menzogna. Sono servi del Nano. Solo una volta siamo potuti entrare nella redazione de “Il Giornale”, ma non si sono intimiditi, anzi, l’operazione si è rivelata un boomerang. Allora bisogna accontentarsi di condannarli per diffamazione, ma è troppo poco: hanno i soldi di Berlusconi.

Devo pensarci bene. Arrestarlo potrebbe essere una mossa stupida: potrei farne un martire. Un martire, per quei quattro sfigati di berluscones, forse. Quattro sfigati? Veramente non so quanti siano, i sondaggi parlano di 12-20 punti. Per tutti gli altri però sarei un eroe: il primo pm che ha sbattuto al gabbio il responsabile di tutte le nostre disgrazie degli ultimi vent’anni. Quel porco mafioso.

Questo però potrebbe rafforzarlo, proprio in vista delle europee. Forse sarebbe meglio aspettare, così da capire quanto consenso riesce ancora a raccogliere. E se però fosse tanto? Sbatterlo in galera potrebbe divenire ancora più pericoloso, forse impossibile.

No, se bisogna agire è necessario farlo ora. Anche perché sono sicuro che i colleghi di mezza Italia stanno pensando esattamente alla stessa cosa. E fremono. La gloria è di chi si fa meno scrupoli e a furia di tergiversare potrei perdere l’opportunità. Certo, si potrebbe sempre spiccare un mandato di cattura in carcere, ma avrei perso il treno per la Storia. Il primo pm che ha arrestato l’uomo più potente d’Italia, forse d’Europa. Del secondo non se ne ricorderebbe alcuno. Poi, tra qualche anno, potrei anche tentare la carriera politica. Avrei le porte spalancate, potrei formare un mio partito. Tonino docet.

Adesso chiamo Marco, anzi no, meglio se lo incontro di persona. Vediamo cosa ne pensa. Tanto so già cosa mi dirà: sarà entusiasta dell’idea e mi chiederà se potrà dare la notizia in anteprima. In anteprima no, per ovvi motivi. Ma gli prometterò che sarà il primo a saperlo. Come sempre. Già immagino il titolo: «Arrestato Berlusconi».

Paolo Visnoviz, 28 novembre 2013
Ripreso da Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)

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